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Foto con Murale Militello

JOHN PICKING

Picking espone dipinti astratti che sono un misto peculiare di morbidezza surrealista e durezza pop. Il catalogo quota alcuni estratti dai taccuini dell’artista che veramente non aiutano tanto, per esempio ‘La velocità limitata della luce introduce un lasso di tempo nello studio dei sistemi di forme lontani.’
Picking potrebbe essere stato un surrealista negli anni 30. Le sue forme di morbidume, astratte, di duri contorni a forma di cetriolo e verme predominano, sono dipinte in uno stile preciso come in miniatura, simile alla tecnica di Dalì e sono circondate da strisce e quadretti ‘pop’. L’orrore schizzinoso intenzionale trasmesso dal centro o zona bersaglio è controbilanciato nelle zone esterne con geometria. Il risultato ha un fascino curioso. Queste sono opere interessanti eseguite come il jargon chiamerebbe ‘una mente divisa’ – e qui non ce l’ha? Potresti non amare i dipinti di Picking, ma penso che potresti abitare con alcuni (o almeno uno) di loro, e certamente dovresti vederli per verificarlo.

Sydney Goodsir Smith The Scotsman

John Picking con il suo Manager Luca Tronci (sinistra) e l'amministratore delegato della Casa d'Asta Meetingart Pablo Carrara (destra) luglio 2008

Anche se l’isola [La Sicilia] rimane la fonte primaria, e direi più autentica, delle sue ispirazioni, per il gran numero di suggestioni, di architetture paesistiche, di tradizioni che egli può cogliere e fissare sulla tela, l’arte di Picking ha battuto e continue a battere sentieri sempre diversi.
Nei ritratti, per esempio, la figura umana, pur così fedele al modello assunto, tende a sottrarsi ad ogni tentazione fotografica e si colloca sempre in interni, scenari, ambienti naturali che ad essa fanno da atmosfere più che da contorno. Il ritratto così diventa quadro, la persona personaggio, perchè acquisisce la individualità e la connotazione che la eternano, ma anche quella autonomia che la rende meno reale da una parte e più vera dall’altra, destinata com’è a restare se stessa, a realizzare compiutamente solo nella forma, ossia nell’organismo dell’arte.
Gli acquerelli, invece, hanno l’impalpabile delicatezza coloristica del sogno. La forza e la selvaggia bellezza della natura siciliana, tutta tensioni e contrasti, in Picking perdono vigore; si stemperano, si arcaizzano, si vestono di quella luce aurorale, epifanica, delicatissima che rende i paesaggi, per così dire, trasparenti.
L’acquerello non è mai un quadro o lo è nel suo stadio adolescenziale, come pura idea, come visione fanciullesca di ciò che appare agli occhi incantati dell’osservatore.

Salvatore Di Fazio

 

John Picking controlla una sua serigrafia con lo stampatore Maurizio Rivetti - novembre 2008

Fuggito dalle nebbie naturali e dallo smog del nativo Lancashire, regione industriale del nord-ovest d’Inghilterra, il pittore John Picking, dopo aver girovagato per l’Europa meridionale, è stato incantato dal genius loci di Militello Rosmarino (paese quasi al centro della Trinacria), dove si è creato casa e famiglia. E là egli (dal 1979) lavora ispirandosi alla natura circostante e alle usanze della gente del posto, ma inserendo nelle visioni locali le sue reflessioni, i suoi simboli personali, in parte derivanti, io credo, da un mondo molto vicino a quello che ha ispirato il grande poeta William Butler Yeats, colui che cantò:
“....Ah, Fate che intrecciate danze sotto la luna, / Terra druidica, canto dei Druidi!...” e anche: “Un impulso di gioia solitario / Mi condusse a questa furia fra le nuvole...”
Guardando le opere di Picking, ci vien spontaneo pensare: “Finalmente un artista figurativo odierno che crede in quello che fa, senza voler esibirsi come post-dadaista, e che, senza arrangiarsi col citazionismo, cerca, anzi ha già trovato, la sua strada, i suoi temi e i suoi stilemi. Infatti, su basi realistiche, fortemente pregne di presenze mitiche, Picking ha saputo inserire in molti suoi dipinti un suo personale surrealismo.

Romeo Lucchese

C’è una sorta di intimazione fisiologica che strappa gli artisti di notevole classe alla condanna di una ritualità indolore e repetitiva, portandoli su itinerari per molti aspetti anomali: è il caso del pittore inglese John Picking, che dalla contea di Lancashire, dove è nato nel 1939, è stato indotto ad approdare, alla ricerca di una identità liberatoria, prima in Spagna e poi in Sicilia, a Militello Rosmarino, un paesino dei Nebrodi che ha reintegrato per la sua anima nomade la sacralità di una vita incardinata ancora ai valori che contano, segnati dai ritmi complessi della tradizione, fra aurora e tramonto - i gesti e le parole della “gente di Dio” -, ancor più che dai blasoni archeoligici. La civiltà contadina, i modi di una cronaca predestinata, una persistenza immune dalle angoscianti ambiguità della speculazione: è questa la commossa allegoria del vivere che si individua in tanti dipinti di Picking. Che basta, da sola, a bruciare in positivo il gioco crudele delle antinomìe, il classico e l’anticlassico, le valenze sedimentarie e le aspirazioni devianti, la patologia razziale e i mille invisibili filtri che danno una impronta “ diversa” alla realtà isolana.

Renato Civello

 

Davanti al dipinto Roomspaces I
con l'artista Ceco Josef Dobes - luglio 2008

John Picking, inglese di nascita, italiano per vocazione è un artista completo, nel senso che non è solo un pittore per scelta o per professione, uno dei tanti per i quali l’arte è completamento, ma tutta la sua esistenza è modulata su intime pulsazioni che hanno riscontro nell’accordo profondo dello spirito, del cuore, della sensibilità, fusi in una vocazione cui si è dedicato senza pause o distrazioni. Ha persino qualcosa di religioso, in senso lato, si intende, la sua dedizione assoluta all’arte, la ricerca di luoghi consoni e ambienti intimamente partecipi all’eterno richiamo cui nel passato e ancora recentemente tanti artisti veri hanno risposto, affascinati dall’intuizione di un’intima armonia, scaturita non solo dalle apparenze ma dal richiamo di vita segreta che si anima ed esalta in sottintese significazioni che solo l’arte, quando è vera e sentita, sa rivelare e trasmettere, attraverso interpretazioni che richiamano con l’incanto delle immagini e risvegliano, con magiche sollecitazioni, la meraviglia di chi vede e osserva.

Gian Piero Rabuffi


L'assunzione d'una sicilianità densa e ipercromica, limpida e solare, drammaticamente sensuale e intensa, sia per le suggestioni antropolgiche sia per le rarefatte sembianze della natura, imprimono il corso più attuale della testimoniale figurazione di John Picking: un siciliano di adozione (egli artista del Lancashire, con studio a Militello Rosmarino, nel messinese, e in Corte Franca, a ridosso del lago d'Iseo), il quale ha assunto ogni tentazione della mitografia. Un mito incarnatosi nel corpo femminile, nella levigatezza di un limitare visivo (se non visionario) posto nell'area di confine tra surrealtà metaforicamente dolente e larvale morfologia neobarocca, "oggetti" del tutto inusuali per un artista dalle ascendenze così eterodosse.
Aldo Gerbino
Sono rimasti in pochi i pittori capaci di ricordarci che la pittura è "pittura", quella che le più qualificate e rivoluzionarie conquiste dell'ottocento europeo rese evidente ed intellegibile mettendo in rilievo i suoi segreti non formali che costituiscono il rapporto tra verità e mezzo espressivo risorta nuova vita con l'evidenziazione dei valori fondamentale dell'arte figurativa.
Piace allora imbattersi in un artista come Picking, riconoscendo in lui uno dei pochi che hanno avuto e continueranno ad avere il coraggio di rimanere fedeli e convinti assertori di quei valori conservandone intatto il messaggio, fiduciosi che il tempo saprà donarci momenti di minor furore polemico e quindi di maggior serenità critica.

Francesco Boni

 

JOHN PICKING 50 anni di pittura di Maria Spatola

Nascita e le prime opere giovanili 1939-1956
John Picking è nato nel piccolo villaggio di Shevington,11 ottobre 1939, un mese dopo l’inizio della Seconda Guerra Mondiale. Shevington dista otto chilometri da Wigan, un paese grande al sud della contea del Lancashire nell’Inghilterra del nord-ovest, conosciuto dai romani come Coccium. Questa zona diventò il luogo per le prime fabbriche e miniere di carbone rinominate nella storia della Rivoluzione Industriale. Quando uno dei primi servizi ferroviari per passeggeri iniziò fra Manchester e Liverpool, la stazione di Wigan diventò un punto strategico a metà strada, e ancora di più quando la linea Londra-Glasgow fu costruita passando per la stazione di Wigan. Il paese è anche importante nella storia dei canali. Il carbone fossile era trasportato dalle 28 miniere del territorio di Wigan sul Canale Leeds-Liverpool alle fabbriche di cotone, alcune delle quali, ad esempio la Trencherfield Mill, avevano un ponte di scarico direttamente sulla riva. Quest’ultima fabbrica, vicino al centro del paese, si trova di fronte all’ormai famoso ponte e ai depositi di Wigan Pier, prima conosciuto per la canzone dei music halls ed il famoso libro di George Orwell, ed in seguito acquistò ulteriore notorietà con la creazione di un grande museo d’archeologia industriale.
Fabbriche, miniere abbandonate e paesaggio del canale diventarono sorgenti d’ispirazione per i disegni realizzati durante escursioni che Picking faceva quando era studente alla Wigan School of Art.
Shevington era decisamente rurale in quel periodo. La casa in Shevington Lane dove nacque John era circondata da campi, boschi e fattorie. Dall’altra parte della strada c’era Paradise Farm, uno stabilimento agricolo molto grande nel quale i proprietari permettevano i bambini di giocare liberamente.
Il padre di John, Jack Picking, era falegname e quando partì soldato fu incaricato di curare un laboratorio per gli hobby in un campo per prigionieri tedeschi. Questo laboratorio era attrezzato con strumenti e materiali per diverse attività. Quando Jack veniva a casa per le brevi licenze, portava qualche matita, pennello e quaderni di fogli lisci che John usava per i suoi primi disegni infantili. Era figlio unico e giocava da solo in una grande casa abituandosi così ad inventare giochi per un bambino solitario. Man mano che suo padre conobbe i prigionieri, diventarono amici e parlava a loro del suo piccolo figlio. Così, ad ogni visita a casa, cominciava a portare dei giocattoli di legno fatti a mano. Erano oggetti eccezionalmente belli, scolpiti con mani esperte che avevano tanto tempo a disposizione. C’era un coccodrillo articolato, una scatola di blocchetti con il nome ‘John il costruttore’, dipinto sul coperchio nello stile di un manoscritto medievale. Ma il giocattolo più bello era una giostra, con figure della natività scolpite con la pirotecnica, che girava con il calore di quattro candele sotto una ventola. Suo padre raccontava come un prigioniero aveva dipinto un grande murale nella mensa. “Da vicino sono tutte grosse pennellate che non fanno capire niente, ma da lontano diventano un bellissimo paesaggio.”
Un’altra volta Jack portò a suo figlio un caleidoscopio. Era un gioco di colori e forme che cambiavano sempre. Tutte queste esperienze restarono incise profondamente nella memoria e divennero elementi nei quadri dagli anni novanta in poi.
Sviluppò un forte legame con i nonni materni e la loro casa vicino la sua, con il giardino enorme pieno di cose misteriose e affascinanti per un bambino. C’erano due serre: una per coltivare pomodori dove c’era un piccolo acquario; l’altra conteneva crisantemi. C’erano capanne per coltivare funghi, un orto di frutta con una ventina d’alveari, capanne piene d’oggetti abbandonati (il nonno non buttava mai niente), una capanna del giovane zio piena di strumenti elettronici. C’era un prato a forma di mezza luna circondata di pergole di rose con un arco che conduceva all’orto degli ortaggi. Una foto scattata negli anni venti, che ritrae la mamma e la nonna mentre prendono il tè su questo prato, fu d’ispirazione per diverse tele.
Essendo di famiglia cattolica John fu mandato a studiare alla scuola di Saint Marie’s situata sulla collina nel vicino villaggio di Standish. Dal retro della casa si vedeva la chiesa di Saint Marie’s in cima della collina ed una torre bianca per l’acquedotto. Questa veduta ed altre con il mosaico dei colori dei campi di fieno e grano erano fra i soggetti dei primi quadri ad olio dipinti a quindici anni.
Ogni domenica la campana solitaria suonava e, con il vento in direzione giusta, sì la sentiva da Shevington. Nella chiesa sovraffollata, le ragazze si sedevano nella navata sinistra di fronte alla cappella della Madonna. I ragazzi stavano nella navata destra, di fronte alla cappella di San Giuseppe. Dietro l’altare di questa cappella c’era una vetrata colorata raffigurante il bambino Gesù accanto al banco di falegnameria di San Giuseppe. Sembrava scontato a John che gli arnesi usati in Palestina due mila anni prima fossero uguali a quelli usati da suo papà. Ma gli sembrava che i trucioli fatti con la miglior pialla di Jack erano molto più belli e più lunghi.
I bambini avevano un piccolo messale con illustrazioni del prete, disegnato in varie fasi della messa. John era molto colpito da questo libro, anche se i colori erano solo rosso e nero.
Amava le scale dell’altare ed il tabernacolo. Gli piacevano i cambiamenti dei colori delle pianete e tovaglie durante l’anno liturgico. Durante la quaresima tutto era coperto di viola, anche le statue. Tutte queste memorie si risvegliarono in John quando arrivò in Sicilia tanti anni dopo. In seguito realizzò tanti quadri con altari di vario tipo. Alcuni sembrano sacrilegio, altri mischiati con immagini di templi orientali.
Giocando nei campi quando fu bambino, aveva vista gli ingegneri dalle miniere usando trivelli per studiare il sottosuolo. La terra che usciva dal tubo del trivello era sistemata in grande scatole divise in strisce e fu etichettata con la misura della profondità. I colori cambiavano dal giallo, al rosso, azzurro, grigio e nero. Quando nel 1950, la scuola organizzava una visita all’istituto tecnico dove erano in mostra modellini delle miniere con sezioni che dimostravo i pozzi, livelli di gallerie ed ondulazioni degli strati geologici, John restò così impressionato che usava spesso queste forme nei suoi dipinti eseguiti 40 anni dopo.
All’età di undici anni John fu mandato al ginnasio cattolico di Saint Helens, vicino Liverpool, una scuola grande con circa 500 alunni maschi e gestita in un modo molto rigido dai frati della Salle. John non era felice in questa scuola. Essendo stato selezionato come promettente alunno per materie impegnative come fisica, chimica e matematica, non poteva frequentare le lezioni d’arte. Ma nel terzo anno, con forte risoluzione e molta insistenza con l’insegnante d’arte, riuscì a sostituire il pomeriggio di rugby con una lunga lezione in un angolo del laboratorio artistico. Questo insegnante, Mr. Roberts, fece apprendere a John, fuori programma, le prime nozioni di pittura ad olio.
A 14 anni fece amicizia con un ragazzo di Shevington più grande di lui, Denis Pilkington, che lavorava in uno studio pubblicitario. Durante il weekend i due amici andavano spesso a montare i cavalletti e le tele lungo la vallata del fiume Douglas. Fu in questo periodo che John, in contrasto con tutti coloro che lo consideravano un futuro studente di scienza, decise che avrebbe frequentato una scuola d’arte.
Era un boy scout appassionato e durante le escursioni e campeggi cominciava a disegnare. Nell’estate del 1956, prima di cominciare la scuola d’arte, andò con un amico ‘scouter’ a campeggiare vicino ad Edimburgo. Fece disegni del centro della città con soggetti come il grande monumento dedicato a Walter Scott. Non poteva immaginare quanto sarebbe diventata importante per lui questa città quattro anni più tardi.

Scuola d’Arte di Wigan 1956-60
I primi due anni di studi alla Scuola d’Arte di Wigan comprendevano esperienze in molti campi artistici come pittura, disegno, scultura, ceramica, disegno tessile, incisioni, litografia, ecc.. Picking provò tutto e non contento delle lezioni diurne, s’iscrisse anche alle classe serali, lavorando accanto studenti adulti. Nei primi mesi aveva grandi difficoltà col disegno. Invidiava gli altri studenti che sembravano avere un dono naturale che a lui mancava. Ma lavorava assiduamente dalla mattina alla sera e anche durante il sabato e la domenica. Alla fine dei primi due anni ottenne il certificato Intermediate Art Certificate e vinse il premio come miglior studente.
Il terzo ed il quarto anno scelse di specializzarsi nella pittura e nella litografia. Passava lunghe ore disegnando e dipingendo dalla figura, ma il suo entusiasmo era più evidente nel lavoro dedicato al paesaggio. Il suo insegnante di composizione, John Bailey, fu molto influente nel suo sviluppo. Bailey aveva studiato alla Slade School of Fine Art di Londra. Era un grande disegnatore ed un pittore tecnicamente preparato. Wilfred Andrews offrì un rigido corso di prospettiva ed anatomia, Margaret Penrice gli insegnò il disegno dal nudo. Altri insegnanti validi erano Leonard Penrice che insegnava litografia e Brian Bottomley, un appassionato di Paul Klee e le nuove idee di Basic Design iniziate dal Bauhaus.
John provava ogni stile e tecnica di pittura dall’impressionismo all’espressionismo astratto. La scuola organizzava frequenti viaggi ai musei di Londra, che offrirono l’opportunità di vedere i grandi maestri nell’originale. Faceva anche frequenti visite a Manchester e Liverpool dove vedeva tante opere dell’ottocento, specialmente quelle dei Pre-Raffaelliti. Era molto colpito dalla capacità tecnica di Lord Leighton nella grande tela L’Andromache catturata. Molti anni dopo, in Italia, Picking fece diverse variazioni su questa tela.
Alcuni pittori erano invitati a parlare con gli studenti e John trovò la visita del pittore Bob Crossley molto interessante. Più che dai lavori del pittore, fu colpito dal progetto di Crossley di lasciare tutto per andare a dipingere in Cornovaglia, un atto veramente coraggioso.
Nell’estate del 1958, John partì insieme con una collega, Stan Kearney per passare sei settimane a dipingere in Cornovaglia. Usavano come base e deposito di materiali lo studio a St. Ives di un altro studente da Wigan, Barry White. Poi si sono stabiliti con una tenda di campeggio sulle colline vicino il villaggio di Zennor. Era in questo periodo che John sviluppò un interesse nelle formazioni rocciosi e la geologia. Zennor si trova in alto accanto il mare e scendeva i sentieri ripidi per disegnare le scogliere.
In seguito andò solo a campeggiare e disegnare in Yorkshire vicino Gordale Scar, una formazione rocciosa molto bella, come un cattedrale, diventata famosa per il dipinto del pittore James Ward eseguito nel 1815 che si trova nel Tate Gallery, Londra.
Nei mesi invernali seguì in corso di petrologia nel reparto geologico dell’istituto tecnico di Wigan. C’era un museo geologico utilizzati dagli studenti d’ingegneria delle miniere dove John studiava i minerali. L’insegnante, Mr. Williamson ispirava molto entusiasmo fra gli studenti ed era autori di vari libri sul argomento.
John ritornò solo in Cornovaglia nell’estate del 1959 e questa fu un’esperienza decisiva. Incontrò il pittore Bryan Wynter. Diventarono amici e Bryan l’invitò al suo studio isolato sulla cima della collina chiamata Zennor Carn. I dipinti di Wynter erano molto influenzati della Scuola di New York, specialmente di Mark Tobey. Erano immagini molto calligrafici su tele grandi ma anche suggestivi di una foresta misteriosa nel loro uso massiccio di colpi di pennello intrecciati. John soggiornava in una cottage lontano dalle strade sulla brughiera. Era un periodo prolifico, si producevano numerosi disegni, oli e guazzi.
John voleva scriversi alla Slade School di Londra ma la sua domanda fu respinta. Alec Woffenden, direttore della Scuola d’Arte di Wigan suggerì di provare l’Accademia di Edimburgo dove esistevo opportunità di borse di studio post-diploma. Mandò una cartella e fu accettato per il terzo anno nella Scuola di Pittura. Le borse di studio per un anno di post-diploma erano riservati per gli studenti interni.
Nell’estate del 1960 John ottiene il Diploma Nazionale di Pittura. Vinse la medaglia Governors come miglior studente dell’anno per tutto l’Istituto Tecnico. Ricevé anche la Borsa di studio Prosser-White per un soggiorno di studio a Parigi. Questo lo portò fuori dal Regno Unito per la prima volta e gli diede la possibilità di studiare le collezioni nei musei di Parigi per un periodo di due settimane. Un’opportunità unica si presentò con la grande mostra antologica di Poussin alla Louvre. C’era praticamente le opere complete del maestro francese del neoclassicismo e questa mostra lasciò un’impressione permanente sulla memoria di Picking che lo condusse ad una passione per tutta la vita per i pittori neoclassicisti francesi e specialmente per Claude Lorrain.
Il resto di quell’estate rimaneva a Wigan lavorando sulla scultura. Fece un’opera in cimento che restava nel giardino di Manor Road per molti anni.

L’Accademia d’Arte di Edimburgo 1960-63
John arrivò ad Edimburgo col treno all’inizio di ottobre 1960, qualche giorno prima dell’inizio dei corsi all’Accademia e pressarono una stanza in una pensione. Con una collega Kieth Percival, anch’egli dalla Scuola d’Arte di Wigan, passavano lunghe ore nei giardini di Princess Street, scrivendo, disegnando, leggendo e aspettando ogni giorno l’uscita della prima edizione del Edinburgh Evening News con i suoi annunzi di appartamenti in affitto. Finalmente trovarono un appartamento in Grove Street, dove poi scoprano durante la prima notte che ogni mattino alle quattro passavano centinai di cavalli trottando sui ciottoli della via antica verso il centro del latte che forniva tutta la città il latte a domicilio. John diventò affascinato della città, specialmente dei suoi tetti. Lo portò a fare centinai di City Drawings (disegni della città), influenzato in qualche modo dai pittori surrealisti come Ives Tanguy. Le forme geometrici si sciolsero, diventando biomorfici. Un anno dopo li mise in mostra in una casa privata edimburghese. Era la sua prima personale.
Il corso di pittura all’Accademia era piuttosto rigido ed accademico. L’orario incluse tre giornate intere dedicate al dipingere dal nudo. Il professore di Natura Morta era specialmente tradizionale nelle sue idee, e questo portò a disaccordo e tensione. Quando, un giorno, John decise di dipinger la veduta dei tetti di Edimburgo dalla finestra dello studio addebito alla pittura dal nudo, egli fu convocato davanti il capo della Scuola di Pittura ed il direttore. Doveva giustificarsi chiedendo i genitori di spedire esempi dei suoi dipinti eseguiti alla scuola d’Arte di Wigan. Ma i rapporti dopo cominciarono a migliorare.
C’erano professori chi erano pittori professionisti che avevano un’influenza utile. James Cumming era un pittore che dava molti consigli e suggeriva idea. Un eccellente colorista suggeriva esercizi per il controllo della tavolozza. Robin Phillipson, capo della scuola di pittura, era un pittore conosciuto anche in Inghilterra. John aveva già visto un suo quadro che vinse un premio nella mostra John Moores a Liverpool. I suoi quadri combinavano immagini di vetri colorati ecclesiastici con forme e pennellati più vicino all’astrattismo espressionista new yorkese. Allan Davie, un pittore conosciuto in campo internazionale era studente ad Edimburgo ma era già via quando John arrivò. L’unica opera sua, che John vedeva ogni giorno, era pesa nella mensa.
Nuovi esperimenti e nuovi temi apparsero nel lavoro. John sviluppò una passione per l’arte celtica. Disegnava esempi di gioielli celtici nella collezione del museo di Queen’s Street. Guardava anche l’arte dei Maya, particolarmente i rilievi dei loro templi. Faceva dozzine di disegni dove questi oggetti diventarono monoliti isolati in un paesaggio deserto e contemplava l’idea ancora di diventare scultore.
Faceva viaggi frequenti alla costa vicino la città, dove schizzava le spiagge e rocce, creando paesaggi riflettendo uno stato d’anima contemplativo e melanconico. Usava inchiostro di china applicato con penna e pennello e esperimentava con una tecnica che adoperava la candeggina.
Alla Pasqua del 1961 vinse una piccola borsa di viaggio normalmente consegnati agli studenti edimburghesi per visitare Londra. John propose un altro tipo di spedizione. Si interessava particolarmente nelle visioni personali di due artisti inglesi, Samuel Palmer (1805-81) che operava nel villaggio di Shoreham, Kent, e Graham Sutherland (1903-80) che aveva dipinto piccoli paesaggi nel Pembrokeshire, Galles degli anni 1930. John scrisse a Sutherland spiegando il suo progetto e chiedendo se il pittore potrebbe indicare le località in Pembrokeshire dove si trovavano i soggetti dei quadri. Sutherland lo invitò generosamente al suo studio in Kent e passarono la giornata insieme. Sutherland segnò su la carta i posti da cercare in Pembroke. Guardò i disegni di John e offriva suggerimenti e consigli.
Dopo di fotografare i paesaggi intorno di Shoreham dei soggetti di Palmer, andò a Pembroke e trovò tutti i siti nominati da Graham. Sviluppò le lastre e foto nella camera scura di Wigan e le inviò a Kent. Sutherland scrisse una lunga risposta apprezzando il lavoro e spiegando che l’aveva ispirato di ritornare in Galles. Difatti Sutherland tornò e fece una nuova serie di lavori. Questa esperienza rinforzò la passione che John coltivava per il paesaggio.
Questo primo anno all’Accademia di Edimburgo iniziò senza borsa di studio ed i soldi che poteva mandare suo padre erano pochi e inviati con grandi sacrifici. Nel aprile del ’61 John andò al direttore spiegando la sua intenzione di ritirarsi dal corso e rientrare a Wigan. Il direttore era molto accogliente. Suggeriva che John andava a casa ma subito offriva un lavoro come insegnante d’arte in Perthshire per il mese di settembre. Qualche settimana dopo il rientro a Wigan, John ricette una lettera da Edimburgo. La fondazione Andrew Grant l’aveva offerto una borsa di studio per il quarto anno di pittura.
Trovò soggetti ideali nel settembre dello stesso anno quando andò ad Aberfoyle, Perthshire ad insegnare in un campo scuola. I lochs con i riflessi delle foreste, viste di boschi e laghi che stendano al orizzonte lontano, erano i suoi soggetti preferiti. Portò i bambini a disegnare nei boschi. L’oscurità delle foreste fitte suggerì il mistero che si trova nella serie di dipinti e disegni chiamati Perthshire Nocturne.
Ritornando all’accademia, John conobbe Ian McLeod, uno studente di corso serale che lavorava come saldatore nel cantiere navale di Burntisland, Fife. Questo incontro portò John a lavorare come assistente tubista nella camera di motore delle navi durante l’estate del 1961. Girando nel loro tempo libero sulle colline circostante a Burntisland trovarono una grande casa abbandonata e parzialmente distrutta di un incendio. Col permesso del proprietario dipinsero due murale lunghi diversi metri nella grande sala ancora intatta. Era un divertimento e un’opportunità di lavorare a scala grande.
Con i soldi guadagnati dal cantiere John fece un viaggio in Olando e Belgio. Visitò le case di Rubens e Rembrandt. Vidi i Van Gogh ad Amsterdam e la collezione fantastica dei primitivi fiamminghi al museo Boymans di Rotterdam. Girava nei musei di Delft, Antwerp e Bruxelles. In un parco della capitale belga vidi una grande mostra di scultura all’aperto. Il viaggio era pieno di contrasti e di stimoli alla riflessione. Era in questo periodo che Picking sviluppò una passione per i dipinti di Bosch e Brueghel.
Nel autunno del 1961 Ian Mcleod introdusse John ad un giovane poeta, Allan Smith e John cominciò a scoprire un altro aspetto della vita culturale di Edimburgo. Un pomeriggio domenicale, Allan lo portò a conoscere Ian Hamilton Finlay. In quel periodo Finlay era molto influenzato dai haiku giapponesi ma nelle sue mani diventarono molto scozzesi. Quel giorno davanti a John, cominciò a scrivere poesie che in seguito divennero conosciuti come Glasgow Beasts. Man mano li tirava dalla macchina da scrivere, li passava a John che li accompagnava con piccolo immagini come stampini tagliati con una lametta. Qualche mese dopo erano pubblicati come un libricino che ebbe un grande successo arrivando a diversi edizioni. Era l’inizio di una collaborazione fruttuosa portando ad opere come Concertina e il numero speciale Lollipop della rivista di poesia Poor Old Tired Horse.
Nel 1962 Picking ottiene suo diploma in pittura e vinse la borsa di post-diploma per un anno con il proprio studio nell’Accademia. Ora era libero da ogni vincolo e potrebbe passare il tempo come voleva. Alla Pasqua del 1963 riceve un altra borsa di viaggio e scelse di andare per tre settimane in Spagna. Suo interesse nei dipinti di Heironymus Bosch lo fa decidere di visitare il Prado in Madrid. Dopo una settimana in Madrid si spostò sull’isola di Ibiza. Aveva sentito che c’era una piccola comunità di artisti e scrittori. L’isola era ancora un luogo tranquillo con una piccola popolazione di pescatori e contadini. John feci molti guazzi, acquerelli e disegni del paesaggio e la gente. Sentiva un’armonia particolari con questi e lo spinse di risolvere di ritornare per un periodo più lungo.
Durante il viaggio di rientro, si fermò un po’ di giorni a Barcelona dove conobbe un Americano Milan Rupert, un commerciante d’arte orientale. Per coincidenza Milan aveva una villa in Ibiza. Offrì di cercare uno studio per John se dovrebbe tornare sull’isola.
Tornando allo studio in Edimburgo, i dipinti diventarono più chiari e colorati. I risultati erano mesi in mostra alla fine dell’anno e portarono la fortuna di un’altro premio, questa volta una borsa di viaggio per un anno intero in località a scelta del vincitore. Naturalmente, John decise di ritornare in Spagna.

La Spagna 1963-64
Il premio viaggio diede l’opportunità di riprendere il lavoro in Ibiza più presto di quanto John immaginava. Sarebbe la più lunga assenza da tutto che conosceva a quel punto della sua vita. Salutò i genitori a Shevington e partì con quattordici colli di bagaglio necessari per creare il suo atelier. Viaggiò col treno e colla nave ed arrivò sull’isola in ottobre 1963. Milan Rupert l’aspettava sul molo e lo portò a veder una piccola mansarda sopra la propria villa. Aveva una finestra grande che dava direttamente sul mare. La luce era ideale e dopo di avere sistemato lo studio, cominciò subito a lavorare con entusiasmo. Lavorava solo tutta la giornata, andando al paese lo stretto necessario. Frequentava lezioni di spagnolo e si comprò una bicicletta per girare l’isola a disegnare.
I primi dipinti erano ispirati da passeggiate lungo la spiaggia dove trovava relitti galleggianti gettati. Era come l’inizio di una nuova vita e di fatti chiamò il primo quadro Genesis. Altri oggetti nel paesaggio erano le macchine spinte dagli asini o dalla mano umana per tirare su l’acqua dal pozzo utilizzando catene di brocche ed i tanti mulini a vento anche loro usati per tirare l’acqua.
Passarono mesi e conobbe alcuni residenti americani, britannici e tedeschi. Un americano, Jim Maps, proprietario di un’azienda che faceva gin, aveva scritto una guida per l’isola vicina di Menorca. Chiese a John di fare gli illustrazioni. Dava lezioni sul acquerello ad un inglese pensionato. Questi guadagni era un utile addizione ai soldi dal Accademia.
Nella primavera del 1964 John decise di spostarsi. Ibiza aveva ispirato tanti immagini ma voleva vedere più della Spagna. Prese la nave ad Alicante insieme con un amico inglese che aveva una macchina. Questo lo lasciò in un albergo vicino Calpe. Esplorando la campagna intorno, incontrò un ragazzo spagnolo lavorando in un campo. John lo chiese se conosceva qualcuno che poteva affittarlo una camera. Paco lo portò alla casa dei suoi genitori e loro gli offrirono la loro miglior stanza.
La vita in questa casa di contadini era molto semplice. Non c’era né corrente elettrica, gas né acqua corrente. L’acqua veniva da un pozzo molto profondo. Una corda lunghissima era necessaria per arrivare al livello dell’acqua. Si cucinava con la legna. Avevano diversi animali di fattoria e la coltivazione era variata. La raccolta principale era delle mandorle che erano vendute. Le altre prodotti erano per uso familiare. Il paesaggio era secco e quasi arido. Diverse famiglie più a monte avevano abbandonato loro fattorie per mancanza di acqua. C’erano ulivi e fichi, cactus e tanta erba secca.
John dipingeva nell’ombra della veranda davanti la casa. La luce nella stanza era insufficiente. La sera chiacchierava con Paco e la famiglia o disegna con la luce di un lume ad olio. Faceva molto caldo. Prese l’abitudine di alzarsi molto presto. La famiglia lavorava nei campi presto la mattina. Pranzavano alle 11 e poi facevano la siesta.
I quadri riflettevano la differenza con il paesaggio di Ibiza. Qui le strutture di terrazzamento sostituivano le spiaggia. Ma in tutti questi dipinti spagnoli c’era un’influenza surrealista e qualcosa da Bosch.
Nel giugno del 1964 John rientrò ad Edimburgo. Come nell’accordo nel accettare il premio, montò la mostra dei suoi lavori. L’olio più grande era 90 x 60 cm. Gli oli portati dalla Spagna erano rotolati. Aveva utilizzati gli stessi telai tante volte quindi bisognava rimontare tutti su nuovi telai. Alla chiusura della trimestre nel mese di giugno, organizzò una mostra più grande nella galleria del English Speaking Union. Era una galleria grande e questa era la prima mostra aperta al pubblico a questi proporzioni.
Il critico del giornale The Scotsman disse che poteva appena riconoscere La Spagna, anche se parlava della devastazione della Guerra Civile. Considerava le opere troppe riempite di macchinari, più prodotto dalla Rivoluzione Industriale della nativa Lancashire del pittore che dalla Spagna e che Picking poteva stare a casa a farle. La mostra produceva un po’ di interesse a causa di quest’articolo che era lungo tre colonne. Il resto della stampa e più favorevole e risultava in qualche vendita, sufficiente incoraggiamento per un giovane pittore.

Norwegia 1964
Pochi giorni dopo l’apertura della mostra alla galleria English Speaking Union, John lasciava Edimburgo insieme con suo amico Robin Alexander per un’altra avventura. Aveva conosciuto Robin quando insegnava ad Aberfoyle, ma Robin non era un tipico insegnante di scuola elementare. Aveva fatto tante cose nella sua vita. Vent’anni più vecchio di John, studiava all’Università di Oslo nel 1940 quando i soldati tedeschi catturarono gli insegnanti e studenti e li portarono in Germania per lavoro forzato nelle fabbriche. Robin scappò alle montagne e diventò uno dei famosi ‘eroi di Telemark’, lavorando per la Resistenza Norvegese.
Il ritorno di Alexander a Telemark dopo vent’anni era celebrato con grande entusiasmo dai Norwegesi e John trovò un’ospitalità inattesa. Si lanciò nella vita della vallata Vinje in un modo impossibile se era andato solo. Gli è stata offerta una cabina in alta montagna accanto un lago privato, dove pescavano trota e dove scoprivano la bellezza delle foreste vaste norvegesi. John cominciò a creare acquerelli, disegni e qualche olio. Erano sei settimane molto produttive nelle quale il lavoro revocava alcuni caratteristici dei dipinti di Perthshire. Lo ispiravano particolarmente le case e le stufe di ghisa ornamentali. Vecchie stufe erano abbandonate nella foresta, e si coprivano di erba. Trovò una nuova stufa sopra una slitta fra gli alberi. Li spiegavono che sarà tirata verso una casa sulla prima neve.
Altri vecchi amici di Robin offrirono ospitalità nella città di Oslo. In un ristorante John vide una cameriera vestita in costume tradizionale che ispirava una serie di oli Oslo Waitress. Nello sfondo di questi, si figurano pannelli di legno, mobili dipinti con fiori, orologi e stufe delle case da favola. C’erano anche disegni ispirati dalla mitologia nordica. Nel cielo sopra le montagne scure, volano gli uccelli di Odino.

Wigan e Londra 1964-68
Mentre Picking era in Spagna, fece domanda per il corso di Diploma per Insegnante d’Arte, scegliendo tre istituti come fu richiesto. L’Università di Londra, la sua prima scelta, l’offrì un colloquio ma John non poteva attendere. La sua domanda passava alla seconda scelta, Bristol College of Art , che l’offrì un posto senza colloquio ma John decise di rifiutare preferendo di aspettare un’altro anno per vivere e studiare a Londra. Alec Woffenden lo propose insegnamento part-time alla Scuola d’Arte di Wigan e così nel settembre del 1964 sistemò uno studio in Dicconson Street, una passeggiata a piede dal istituto.
I primi dipinti continuavano ad essere influenzati dagli immagini della Spagna e della Norvegia ma Picking tentò di semplificare le forme. Diventarono più astratti ma spesso avevano riferimenti paesaggistici.
La passione per lo studio scientifico rimase sempre e John decise di approfittare di essere insegnante in un istituto tecnico di seguire un corso di chimica part-time. La maggior parte del tempo era trascorso in laboratorio facendo esperimenti, un’attività che lo piacque molto.
Ogni estate tornava in Spagna e nell’estate del 1965 feci lunghi viaggi sul treno, passando due volte dal nord al sud prima di andare ad Alicante ed Ibiza. I nuovi dipinti Spagnoli erano più geometrici. Mentre stava in una camera a San Vicente de La Barquera, un villaggio di pescatori sulla costa del nord, produssi molti disegni ed acquerelli ispirati dai pescatori e dalle loro barche, ma dipinse oli derivati dalla grande tela di Velasquez che aveva visto al Prado, Las Meninas.
L’Università di Londra di nuovo lo scelse per un colloquio e questa volta andò e fu offerto un posto sul corso. Si spostò a Londra e trovò un piccola casa a Southwark che divideva con un altro studente. Sfortunatamente il secondo giorno del corso, John cadde malato. Fu operato di urgenza lo stesso giorno per l’appendiciti. Il college fu informato ed un tutor lo fece visita portando l’argomento del prima tema. Oltre questo lavoro produsse una cartella di 60 disegni, variazioni su Las Meninas. Quando riprese gli studi a Goldsmiths’ fu molto impresso dal professore Anton Ehrenzweig, uno psicologo viennese che aveva scritto diversi libri sulla psicologia dell’arte. John sviluppò un interesse nella psicologia Gestalt e l’interazione dei colori. I dipinti a Londra aggiunsero un picco d’astrazione, basati molto sulle armonie di colori predeterminati come intervalli fra le note di un accordo musicale. Ehrenzweig s’interessò nelle ricerche che John li dimostrò e suggerì che diede una lezione agli altri studenti.
Vide molte mostre di arte cinetica, arte concettuale ed op art. C’era una mostra grandissima di quasi l’oevre completa del grande maestro francese, Pierre Bonnard. L’istituto d’Arte Contemporanea in Pall Mall offriva un ricco programma di mostre d’arte del avanguardia.
Durante l’anno John aveva fatto vari stage dedicati all’uso della televisione nella scuola. Seguì un corso di disegno per TV e un corso di cameraman. Nell’estate L’Università l’offrì un lavoro come ricercatore in questo campo. Era un lavoro interessante offrendo molti possibilità creativi. Poteva farlo solo per due mesi perché aveva precedentemente accettato un posto d’insegnante a tempo pieno alla Scuola d’Arte di Wigan.
Tornando a Wigan, stabilisse un nuovo studio al centro del paese. Era un locale molto spazioso su tre piani. Due piani furono utilizzati per mostre organizzati con l’aiuto degli insegnanti e studenti. L’ultimo piano serviva come studio dove dipinse vari quadri grandi. Uno di questi era una composizione geometrica ed astratta intitolata Disc and Interior Lock che selezionò l’Arts Council per una mostra itinerante in molte musei del Regno Unito. Questo successo lasciò Picking con un senso di malcontento. Sentiva di essere sulla strada sbagliata. Produsse quadri che erano satire delle cose che aveva visto a Londra. Zone di colori piatti e le strisce ondulate dei quadri op di Bridget Riley diventarono un paravento che si spostava rivelando una striscia stretta verticale di spazioso paesaggio. Cominciò a sognare di ritornare al Mediterraneo.
Nel 1967 montò personali ad Edimburgo e Manchester, partecipando in collettive in altre città come Liverpool e Glasgow. Ma la sua mente era altrove. Pensava di ritornare in Spagna a creare uno studio più permanente ma poi pensava dell’Italia. Cominciò a progettare un viaggio nel quale potrebbe esplorare tutto il paese dagli Alpi alla Sicilia.

Primo Periodo in Sicilia e Toscana 1969
Nel 1968 John cominciò a progettare il suo viaggio in Italia. Fece domande per premi viaggi e borse di studio ma era sfortunato. Dovrebbe trovare un modo di farlo senza aiuto. Spostandosi in Spagna in treno e affittando camere, non era né pratico né economicamente conveniente. Cominciò a pensare di creare uno studio mobile.
Nel aprile del 1968 trovò un furgone per il trasporto di mobili, a secondo mano con basso prezzo in Liverpool. Lo comprò e cominciò a trasformarlo con un po’ d’aiuto dal suo padre ed amici. Questo lavoro occupava tutto l’estate di quel anno. Aveva rilasciato le dimissioni dalla Scuola d’Arte con l’idea di partire per l’Italia a settembre, ma i fondi disponibili erano insufficienti. Trovò lavoro come operaio in un cantiere edile. Con lo straordinario, la paga era quasi il doppio di quella d’insegnante e per natale aveva fondi sufficienti per contemplare la partenza.
Lasciò l’Inghilterra nel gennaio del 1969. Traversò la Francia molto lentamente, il furgone era sopracarico, il motore piccolo. Decise, come era pieno inverno, di cominciare dal sud d’Italia, ed il 19 gennaio arrivò a Messina. Aveva pensato di passare in mese in Sicilia, poi spostandosi in Campania e più avanti, in Toscana. Secondo suo libro di guida Baedekker, il paesaggio lungo la costa del nord della Sicilia era più variegato perché c’erano molti piccole fattorie famigliari simili a quelle conosceva in Spagna. In giornata aggiunse San Fratello in cerca di un possibile campo base. Non trovando quello che cercava e con un consiglio di un locale, originale di Alcara Li Fusi, ritracciò i suoi passi sulla strada costiera e poi saliva sulla strada piena di tornante nella valle Rosmarino verso il paese di Alcara. All’improvviso si trovò in un piccolo centro non segnalato sulla sua carta, Militello Rosmarino. Era il crepuscolo, quindi decise di fermarsi per la notte e continuare ad Alcara la mattina seguente per meglio apprezzare il paesaggio. Ma sottovalutava l’ospitalità ed amicizia subita offerta dagli abitanti di Militello. Tre studenti insisterono che John si fermasse nel loro paese e che la mattina seguente avrebbero trovato un campeggio base ideale.
L’indomani i nuovi amici l’accompagnarono ad un orto d’olivi facilmente raggiungibile a piede dal piccolo centro. Sistemò il furgone e cominciò a dipingere. Una mattina trovò tutto coperto di neve ma un sole caldo sciolse tutto nel pomeriggio lasciando solo un mantello bianco sulle cime delle montagne. La finestrina della cucina dava su una vigna ed una collina dove i mandorli erano già in fiore. Presto la collina diventò un tappeto di colori primaverili. John riprendeva il tema del paesaggio con terrazzamento, parzialmente realistico, parzialmente metafisico.
Fece amicizia con i lavoratori nei campi. L’invitarono alle loro case per cenare, e John cercò di seguire le lunghe conversazioni serali utilizzando due dizionari tascabili, uno italiano-inglese e l’altro siciliano-italiano. Questi amici portavano pane casalingo, frutta ed ortaggi allo studio mobile e John li regalò qualche disegno o acquerello.
Con un altro nuovo amico, Vincenzo Simonella, un giovane falegname che studiava l’elettronica, fece un giro di tutta la costa dell’isola e la strada interna che passa da San Fratello a Bronte e l’Etna. Visitavano i principali siti archeologici luoghi d’intere artista. Si rese conto di quanto era grande il patrimonio storico e culturale della Sicilia.
Era difficile lasciare tutto questo. Arrivò la primavera, e l’inizio dell’estate. Invece di stare un mese come aveva programmato, erano passati cinque mesi. John si accorse che doveva continuare la sua esplorazione del resto d’Italia. Lasciò Militello nel tarde giugno, fermandosi a visitare siti archeologici e musei. Passava giorni interi a godere la bellezza di posti come Paestum e Pompei. Girava i musei e chiese di Napoli, Roma, Assisi, Arezzo ed arrivò a Firenze verso la fine del mese di luglio. Dopo tanti musei e folle di turisti, cercò un posto tranquillo per dipingere. Conduceva lo studio mobile in provincia di Prato e lo parcheggiò vicino una fattoria sulle colline di Montemurlo. I dipinti diventarono più italiani con figure da Botticelli.
Nel settembre si spostò a Siena. Per più di un mese dipingeva utilizzando tecniche prestate da Duccio ed i fratelli Lorenzetti. Le strutture astratte londinesi si trasformarono in interni geometrici in colori rossi di terra occupate da figure vestite di bianco.
Ma il soggiorno in Toscana non lasciò un’impressione così forte su Picking come aveva fatto la Sicilia, e quando il momento arrivò di rientrare in Inghilterra, John aveva deciso a stabilire, o prima o poi, uno studio in Sicilia.
Lasciò l’Italia e andò a Monaco di Baviera dove era ospite d’un amico pittore americano conosciuto in Spagna. Lo diede l’opportunità di vedere altre opere di grandi maestri nella Pinacoteca ed altre musei. Riflettendo su l’esperienze dell’anno 1969, si confermò la sua risoluzione di ritornare il più presto possibile in Sicilia.

Londra, Sicilia e Manchester 1970 - 79
Al suo ritorno dalla Sicilia nel dicembre 1969, John organizzò mostre dei suoi dipinti italiani al Museo di Salford, la galleria di Colin Jellicoe e la New 57 Gallery di Edimburgo. Trovò in pochi giorni un posto d’insegnamento e cominciò nei primi giorni di gennaio 1970 alla Scuola d’Arte di High Wycombe che si trova vicino a Londra e quindi poteva passare i suoi weekend in città.
Una mattina di domenica nel mese di maggio, una collega suggerì che mostrarono loro lavoro sulle ringhiere del Hyde Park. Arrivando al parco trovarono tutti gli spazi prenotati dai regolari, ma penderono i quadri al interno ed al esterno del furgone. Tiravano l’attenzione di due americani. Uno comprò il quadro più grande prodotto in Sicilia. L’altro comprò due e chiese John di consegnarli, dopo la mostra, al suo appartamento nella vicina zona di Park Lane. Si chiamò Barry Levison, un produttore di film hollywoodiano. Fu una giornata memorabile. Barry non solo comprò quadri; offrì di sponsorizzare il ritorno di John in Sicilia per dipingere di nuovo a tempo pieno.
Era troppo tardi per porgere le dimissioni dalla scuola per l’estate, quindi continuò fino dicembre. Ma durante le vacanze di quell’estate, passò un mese all’Università per gli Stranieri di Perugia studiando italiano, ed il resto dell’estate a Militello.
Nel gennaio del 1971, di nuovo partì con lo studio mobile per la Sicilia. Questa volta la situazione era diversa. Prese una stanza in affitto per avere uno studio più grande, ma continuava a vivere nel furgone. Scoprì che c’era la possibilità di comprare un pezzo di terreno comunale a basso prezzo. Accompagnato dal sindaco, scelse un posto isolato, molto sollevato a 600m sul livello mare sul picco di una collina sopra il paese. La vista era incantevole. Verso nord, si vedeva il mare con le isole Eolie stesse sul orizzonte, ed offrendo una veduta mozza fiato della valle Rosmarino con il suo canyon profondo e la faccia marmorea, alta mille metri, del Monte Draone. Nel mese di marzo, dopo lo spianamento del sito, si cominciò la costruzione dello studio. Nell’estate aveva già una stanza pronta.
Molti dei quadri di questo periodo erano ispirati da interni ma contenevano strisce verticali di paesaggio e strutture prese da confessionali che contenevano figure ed immagini dei ‘peccati’. Questi nuovi dipinti erano mostrati nella Mercury Gallery di Londra nel 1973. Da quest’anno, i suoi dipinti erano anche accettati vari volte nella mostra annuale del Royal Academy.
Tornando nel Regno Unito per il natale del 1971, John ebbe l’opportunità di fare sei settimane di supplenza nella scuola di pittura del Politecnico di Manchester. Voleva poi di rientrare in Sicilia, ma offrirono un posto come senior lettore, il vice del capo della Scuola di Pittura. John voleva partire per Militello ma Gillian Raffles, la direttrice della Mercury Gallery lo consigliò di accettarlo. Aveva suo studio nella scuola sviluppò un buon rapporto con gli studenti. L’Accademia di Manchester, un associazione di pittori professionali con il suo origine come scuola nel ottocento, lo eleggi come socio cominciò ad esporre nella loro mostra annuale nel museo civico della città. Diventò membro del consiglio ed era anche nella giuria per le mostre. In questo periodo dipinse grandi tele ispirate da le piazze Siciliane. Una luce forte, creata con una tecnica pointillista, emanava dal suolo vuoto della piazza di mezzogiorno creando un effetto surreale simile ai quadri di Di Chirico, un pittore che Picking ammirava. Uno dei più grande di queste tele fu acquistata dal National Westminster Bank per la loro sede mancuniana.
Mentre insegnava a Manchester, conobbe Brendan Neiland, un pittore londinese che veniva da Londra per due giorni alla settimana. Loro amicizia ha continuato sempre ed è stato un forte appoggio a Londra per John. In seguito Brendan divenne membro dell’Accademia Reale e in anni recente, direttore della loro scuola di pittura.
Dopo due anni a Manchester, John decise di tornare di nuovo in Sicilia. Lo studio era completato. Il vecchio furgone, incapace di salire fino lo studio, era scambiato per una Land Rover, l’unico veicolo che riuscì ad affrontare la strada fangosa del inverno.
Nel 1974 conobbe in Cefalù, lo scultore Tomaso Geraci, che chiese a John di sorvegliare una comunità di artisti ed ex-drogati durante una sua assenza in Olanda. Questo portò al progetto di creare un villaggio internazionali per artisti in Sicilia. Geraci ebbe l’idea di incontrare Willy Brandt in Bonn per chiedere sponsorizzazione, e John accettò di aiutare come interprete. L’incontro era molto amichevole e John rimase molto impresso dalla modestia e simpatia del grande uomo. Ma suo partito non approvò l’idea di usare il nome di Brandt anche se offrivano altro possibile aiuto dopo una visita al sito del villaggio. Ma il tempo passava, gli artisti si separarono per le loro strade diverse, ed il progetto restò sulla carta.
Nel febbraio del 1975 passava una settimana nel Val Belice, l’area della Sicilia occidentale devastata del terremoto del 1967. Poco era cambiato nei paesi rasi al suolo ed abbandonati, paesi come Santa Ninfa e Menfi. Un’immagine particolarmente evocativa era una chiesa in una piazza di Menfi, con solo una navata in piede, tutte le altare aperte al cielo. Quest’immagine apparve in molte forme in tele di Picking.
Nell’estate dello stesso anno, sulla strada dalla Sicilia a Londra, John si fermò per alcuni giorni a Parigi. Vide la grande mostra antologica del pittore surrealista Max Ernst al Grand-Palais. Dagli anni cinquanta quando John vide uno dei dipinti della serie di Villes di Ernst, aveva un interesse particolare nel lavoro di questo artista. Specialmente piacquero questi dipinti che utilizzavano stampini africani usati per disegni tessile. Arrivando in Inghilterra John dipinse una tela Ville Sicilienne, Homage to Max Ernst.
Nel 1976 si sposò con Maria, una ragazza di Militello. Passarono una vita semplice nello studio. Nel dicembre del 1977 si spostarono in Inghilterra con la loro prima figlia Nadia. John trovò lavoro come insegnante in un ospedale pediatrico a Manchester. Cercavano qualcuno con esperienza di televisione e di fatti John passava più tempo in uno studio televisivo che sui reparti.
Continuò ad esporre ad Edimburgo, Manchester e Londra ma nel 1979 John e Maria volevano tornare in Sicilia. John lasciò per l’ultima volta il lavoro d’insegnante in Inghilterra e tornò definitivamente in Italia.


Terzo periodo in Sicilia 1980-90
John e la sua famiglia tornarono a Militello. I quadri diventarono più figurativi e c’erano presente elementi più evidenti dalla vita del villaggio. Le feste, le case, gli altari, le cappelle, i formaggi asciugando nel sole, erano immagini frequenti. Ma le strutture surreali o metafisici continuavano a determinare la composizione. Il paesaggio roccioso con terra dura aveva però sempre qualcosa indicando la presenza dell’uomo. Come sculture dei primitivi deità presente nei paesaggi taitiani di Gauguin, Picking sentiva la presenza spirituale nel paesaggio siciliano quelli della Magna Grecia. In più, camminando sulle strade mulattieri, si trovano delle piccole cappelle spesso con una statuina della madonna. La festa del Corpus Domini ispirava diversi quadri. Le donne stendono loro migliore coperte dai balconi sopra altarini addobbati sulla strada. Nei quadri esposti nella terza personale di Londra nel 1981, c’erano bande di colori verticali evocando tutto questo.
Dopo il ritorno da Londra quel anno, John montò la sua prima personale in Italia alla Galleria Antares di Catania. Questo fu l’inizio di un cambio graduale nel enfasi nella localizzazione delle mostre e vendite di quadri. John, pian piano stava diventando un pittore anglo-italiano.
Nel 1982 allestì una mostra dei suoi acquerelli alla Galleria Arte Club in Via Etnea. Francesco Boni, un gallerista di Roma, vide il lavoro di Picking. Offrì, insieme con il suo socio Francesco Carunchio di Napoli, un contratto di esclusiva italiana per la Galleria La Nuova Barcaccia. Mostre personali seguirono a Palermo, Napoli, Roma, Fiuggi e Foggia. Boni ha continuato sempre a promuovere le opere di Picking in tutt’Italia con grande entusiasmo e convinzione, scrivendo introduzioni nei cataloghi ed organizzando mostre.
Nel 1985 nacque la seconda figlia, Tamara. Era un periodo felice della vita famigliare e fruttuoso per il lavoro. Cominciava ad accettare commissioni per ritratti per i collezionisti catanesi e siracusani. Faceva viaggi in Gran Bretagna per brevi periodi portando opere per mostre ed anche lì facendo dei ritratti. Continuava specialmente ad esibire a Manchester. Cominciano ad aumentare in questo periodo la produzione di acquerelli che resta, come per molti artisti inglese del passato ed il presente una passione. L’atmosfera evanescente e luminosa di questa tecnica rendeva bene l’effetto del paesaggio siciliano pieno di luce e colori chiari. A Catania faceva incisioni ed a Londra una litografia, ma il corpo principale del lavoro rimaneva sempre i dipinti ad olio.
Dal 1984 in poi, Picking sviluppò una forte interesse nell’arte orientale, specialmente in quella indiana e sopratutto nei templi hindu e buddista adornati di sculture di figure dei divinità. Nei quadri questi immagini si mescolano con stratificazioni geologici e templi dalla Magna Grecia.
Nel autunno del 1986, John fu chiamato dall’Inghilterra. Partì subito e passò accanto il suo letto, gli ultimi giorni del padre. Sei mesi dopo morì la mamma. Con questi eventi si strapparono gli ultimi radici della vita di Shevington. Decise di vendere la casa. Preparando il trasloco in Sicilia, scoprì molti dipinti, dimenticati da trent’anni nel attico. Li pulì e li portò tutti in Italia. Alcuni sono selezionati da Boni per inclusione nella monografia del 1992.
Picking cominciò nel 1986 un’opera molto grande che consiste di tre tele unite per creare un dipinto 8 metri di lunghezza e 2 di altezza, destinato di essere allestito nella sala consigliare del nuovo municipio di Militello Rosmarino. Il lavoro continuò con interruzioni per 4 anni, e dopo diversi tentativi, l’amministrazione di Militello riuscì ad avere un contributo regionale per la produzione di un catalogo e per la manifestazione inaugurale. Il dipinto rappresenta una sfilata d’immagini della vita di Militello, le feste, le stagioni, le raccolte, e tutte le cerimonie che segnalono momenti importante nella vita degli abitanti, dal battesimo al funerale.
Lo scrittore Vincenzo Consolo inaugurò il quadro e una mostra di altri studi e oli, esprimendo apprezzamento per l’interpretazione della vera Sicilia del pittore inglese.
Per John Picking, questa opera grande simboleggiava la fine di un periodo. La sua mente già sognava di altri campi, altri soggetti. Stava per concludere il suo lungo soggiorno in Sicilia a tempo pieno.

Clusane, Corte Franca, Sicilia e New York 1990-2004
Nel agosto del 1989, Francesco Boni lavorava come battitore d’asta a Fiuggi. Già aveva presentato lì, le opere di Picking nella Galleria La Barcaccia. Quell’anno presentò il pittore a Giorgio Corbelli, presidente di Telemarket con sede a Brescia. Questo incontro portò ad un contratto con la società televisiva. Per un anno John viaggiò fra la Sicilia e Brescia consegnando quadri.
Nel settembre del 1990 la famiglia Picking si spostò sul lago d’Iseo a Clusane. Montò un secondo studio ed iniziò una serie di dipinti grandi, molti in più di 2 metri. Era un periodo molto produttivo ed il nuovo paesaggio stimolava uno sviluppo di una pittura più simbolista. Era molto attratto dal lago. Mise la sua roulotte in campeggio in prima fila sulla riva e ottiene la chiave dal proprietario del campeggio per andare in inverno. Presto, ogni mattina, andava li a disegnare e scrivere. John aveva sempre scritto un diario ma adesso si decise di dedicarsi allo scrivere più seriamente. Si scrisse ad una scuola per scrittori a Londra e seguì le lezioni per corrispondenza. Sotto la guida di un tutor personale cominciava a scrivere racconti.
Il lago diventò il mistero. Riflette il tempo ma l’isola nel lago è più ottimista di quella di Boecklin. E’ popolato sino che con le ninfea di Monet. Questo anche causato da escursioni estivi ad un altro lago dove ninfea selvatiche esistono in abbondanza, il lago Maulazzo nelle montagne Nebrodi, vicino Militello. John portò tela e cavalletto, e tornò a dipingere plein air. In Lombardia s’iscrisse ad un gruppo di escursionisti. Così scoprì il lago Aviolo ed il lago La Vacca.
Riprende gli studi geologici. Raccoglie pietre e minerali e impara di sezionarli per guardare sotto il microscopio petrologico. Nel 1997, va in Scozia a trovare i vecchi amici che lo portano a vedere la miniera di piombo con suo museo a Wanlockhead. La zona è ricchissimi in minerali incluso l’oro che si trova ancora nel fiume.
I quadri divento più materici. Combinano varie materiali in collages che creano stratificazioni geologici. Una versione stampata piccolissima della sua autobiografia è erosa dal tempo e dal fuoco ed è seppellita in uno strato geologico. Usando legno e stucco, crea delle città che si sciolgono in una magma con incrostazioni causati dalle trasformazioni marini e geologici. Gli strati poi diventano terrazze dei paesaggi mediterranei che servono come struttura per ospitare immagini della sua infanzia e gioventù, la scala nella casa di Shevington, il banco di falegnameria di suo padre. Il passare del tempo diventa un’ossessione. Il camino nella vita diventa una scala simbolica o una strada che passa fra oggetti usati e gettati nella vita. Dipinge e ridipinge il prato mezzaluna dei nonni.
Queste ricerche portano ad una conoscenza dei problemi del inquinamento, la scia lasciata dal uomo. Comincia una serie di pianete, dove il globo della terra sembra di impiccolirsi sempre di più. Diventa un villaggio globale abbandonato che sembra un labirinto di cimento.
Nel 1998 andò a New York per la prima volta. Era un’esperienza eccitante. Passava giorni interi girando musei e gallerie. John era particolarmente colpito dai diorami nel museo della storia naturale. L’ambiguità creata fra due e tre dimensioni l’affascinava. Salì alla biblioteca del museo dove studiò la documentazione della loro costruzioni. Gli esemplari migliori datano dagli anni 1920. Erano il risultato da una stretta collaborazione di pittori, scultori, fotografi, zoologi ed imbalsamatori. Ispiravano Picking a costruire e dipingere molti rilievi con un gioco fra due e tre dimensioni.
Nel 2000 aveva un’altra opportunità di ritornare a New York. Un gallerista di Cuneo offrì di sponsorizzare un soggiorno più prolungato. Sistemò uno studio nella quindicesima strada di Manhattan e per due mesi dipingeva una serie di torri e labirinti parzialmente ispirati dalla città e parzialmente dalla mitologia. I torri erano torri di Babele.
Tornando a Brescia e Sicilia prosegue con dipinti di temi ecologici. Nel 2002 vince il gran premio in una mostra nel Bergamasco dedicato a questo tema. Il quadro raffigura un’oasi che contiene gli ultima frammenti dell’arte e cultura dell’uomo insieme con il verde della natura ed il blu dell’acqua. Questo oasi è circondato da un deserto di frammenti di travi di cimento e polvere che estende fino l’orizzonte curvato del pianeta terra.
Questi lavori comunque, non sono pessimistici. Gli errori dell’uomo ritornano a polvere ma la natura ricupera la sua forza. Ricordano l’esperienza che John ricorda quando scendeva a piede dalla cima dell’Etna. Allontanando del rumore dei crateri, c’e il silenzio di un deserto di lava senza vita. Ma man mano si scende, questo deserto diventa popolato di specie di erba, insetti ed uccelli che cantano. I quadri di John dimostrano piante e fiori che coprano con un ricco mantello, gli errori del passato. Divento paesaggi dell’Arcadia dove ci sono caverne, laghi e sorgenti dove le ninfe del neoclassicismo tornano a fare il bagno.
Negli ultimi anni, John Picking si è diversificato le sue attività. L’esperienze inglesi di Londra e Manchester sono servito per assistere a bambini portatori di handicap e adulti ex-pazienti di riparti psichiatrici che seguono corsi di pittura come terapia. Nel 2002 ha illustrato una collezione di poesie del poeta sardo Antonio Tronci intitolato I Segni della Memoria. Scrive racconti e testi scolastici in inglese per le scuole superiori italiane.
Nel 2000 ha cominciato ad organizzare, allo studio di Sant’Afra, dei corsi di pittura, disegno ed espressione artistica. Questi sono stati incoraggiati e patrocinati dal Comune di Corte Franca che ha apprezzato il contributo Picking continua a fare sul territorio. Mostre dei lavori dei suoi allievi hanno stimolato altre persone di lanciarsi in attività artistica.
L’ultimo progetto di Picking, celebrato in questo libro, e la donazione al Comune di Corte Franca di 12 dipinti ad olio e 100 opere su carta. Questa coincide con l’anno che marca 50 anni di pittura di Picking e vuole essere un contributo per la formazione di una collezione formando il nucleo per una futura pinacoteca. E’ la volontà dell’amministrazione di mettere in atto la creazione di questo museo nel quale Picking sarebbe orgoglioso di essere rappresentato.