APPENDICE BIOGRAFIA
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ANTIMONDO, le condizioni i niziali

 

 

L’interpretazione che è stata proposta risolve in maniera semplice il problema, poiché, alla distruzione dell’entropia corrisponderebbe, parallelamente, la ricostruzione di porzioni di spazio primordiale, e quindi creazione d’entropia, si giungerebbe al risultato che l’entropia complessiva del sistema risulterebbe aumentata.
Questa interpretazione sull’origine del nostro universo, consente di poter confermare l’esistenza dell’episodio di Big Bang, non già nella sua formulazione originaria, ma come evento straordinario di natura esplosiva, che si sarebbe originato nell’antimondo dopo i fenomeni di annichilazione, che, attraverso la conseguente liberazione di energia di primo livello, avrebbe consentito, ad ammassi di materia di neoformazione, di potere essere disgregati e lanciati in quello spazio, che sarà quello del nostro universo, dove avrebbero avuto la possibilità di ricomporsi fino a giungere alla nascita degli atomi di idrogeno. Il resto è storia che ci è dato conoscere. Le tracce, lasciate da questo evento, e che sono riconducibili alla radiazione di fondo a microonde, vanno riferite a questo nuovo tipo di big-bang.
La distruzione della struttura atomica, seguita dalla nascita d’ammassi di particelle addensate che si verifica nell’antimondo, va considerato un processo continuo che rimane interrotto, in determinate circostanze, da fenomeni di più vasta portata che finiscono per identificarsi con episodi di big bang (di nuova interpretazione).
Immaginiamo che tutte le galassie, che compongono il nostro universo, oltre a ruotare ciascuna attorno al proprio asse, siano sottoposte ad altro movimento rotatorio per risultare inserite, come lo sono le stelle all’interno di una galassia, in un circuito a forma di molla a spirale, formazione questa che, poiché si sviluppa nelle tre dimensioni, consentirebbe un’uniforme distribuzione delle galassie in tutto lo spazio disponibile.
Il braccio esterno di questa spirale sarebbe rivolto in direzione della soglia d’ingresso nell’antimondo, dove sono presenti i quasar, mentre nel braccio interno dovrebbe essere possibile individuare la presenza di una nube d’idrogeno di recente formazione, e di stelle nate da poco, se i mezzi di cui è possibile disporre lo consentissero.
Questa ipotesi sulla dinamica dell’universo si dimostra utile per giustificare le osservazioni che ci dicono che le galassie più lontane sono le più veloci, circostanza questa resa possibile se, ad essere sottoposte ad accelerazione espulsiva, siano soltanto quelle galassie che si trovano vicine all’ingresso dell’antimondo poiché, in questo caso, risultano presenti soltanto le galassie che le seguono, responsabili di questa accelerazione espulsiva, e vengono a mancare effetti antagonisti ritardanti, da parte di altre galassie che le precedono, in conseguenza del loro avvenuto inserimento nell’antimondo.
Ecco individuata, attraverso una spiegazione logica, la causa che consente di giustificare il redshift.
Attraverso questa interpretazione risulterebbe spiegata la nascita di nuove stelle, che rimarrebbe ingiustificata se si consideri che agli inizi, e cioè 14 miliardi di anni fa, esistevano condizioni più favorevoli affinché questo episodio si verificasse, e ciò in considerazione del fatto che oggi la disponibilità d’idrogeno (punto di partenza per giungere alla nascita di una stella) accumulato in una nube, non soltanto è andato incontro a progressivo esaurimento, ma, per di più, la nube, sottoposta al movimento di espansione (della materia e non già dello spazio), avrebbe dovuto trovarsi ai confini del nostro universo, e ciò, in considerazione, sia del lungo tempo trascorso, sia di essere nata “prima” delle stelle e, di conseguenza, il riscontro di “porzioni” di nube primordiale, che non si trovino alla periferia del cosmo, rimarrebbe incomprensibile, senza contare che in questa nube verrebbe a mancare (per esaurimento) la presenza di antimateria che rimane essenziale per consentire, attraverso i fenomeni di annichilazione, la liberazione di energia di primo livello, indispensabile per il raggiungimento di quelle altissime temperature necessarie ai fenomeni di nucleo-sintesi.

Tutto questo c’induce ad ipotizzare che la nube d’idrogeno, di cui oggi abbiamo un riscontro, sia di recente formazione e che provenga da quello spazio, immediatamente successivo a quello dell’antimondo, dove si sarebbe verificato un Big Bang, episodio questo che, se anche avesse dato notizia di sé, a noi è mancata l’opportunità di recepirla, (forse perché antecedente alla presenza dell’uomo sulla Terra), ma avrebbe lascito una traccia riconducibile sia nella radiazione di fondo a microonde sia nella presenza di nubi d’idrogeno.
Il processo evolutivo dell’universo, visto attraverso le ipotesi che sono state prospettate, si presenta rivolto al conseguimento di un fine di rilevante importanza e ben preciso: consentire la reversibilità del divenire e, con questa, il perpetuarsi all’infinito dell’esistenza dell’universo.
Va detto, per inciso, che questa nuova interpretazione si sostituisce, con cognizione, alla teoria cosmologica dello stato stabile, formulata da Bondi, che lascia prevedere la creazione continua di materia nella misura di un atomo d'idrogeno per ogni volume equivalente a quello di una stanza da soggiorno, e ciò ad intervalli di alcuni milioni di anni. Poiché l’obiettivo dello stato stabile sarebbe raggiunto ugualmente attraverso il processo di scomposizione e ricomposizione della struttura della materia esistente, e non risultando violato, in alcun modo, il principio di conservazione della materia e dell’energia, è preferibile vederlo inserito in un fenomeno naturale molto più semplice, che consente di evitare il ricorso al fenomeno della creazione che dovrebbe risultare ritmato con la massima precisione onde consentire il mantenimento dello stato stabile.
Gli astronomi parlano spesso di nascita e morte di una stella finendo, in tal modo, di equiparare la sua vita a quella di un essere vivente, contrassegnata anch’essa da una nascita e da una morte. Questo accostamento è giustificabile, ma nella realtà non esiste una nascita, intesa come inizio di esistenza, né tanto meno la morte, e ciò fino a quando intendiamo riferirci al quanto di massa, esistente ab aeterno e avente la prerogativa dell’indistruttibilità, mentre per vita di una stella va intesa la durata delle reazioni termonucleari, rivolte a produrre atomi più pesanti partendo dal deuterio.
Facendo rientrare in questo compito la vita di tutto l’universo, sarebbe stato logico aspettarsi, dopo il Big bang, la nascita contemporanea di tutte le stelle, la loro aggregazione in quelle formazioni chiamate galassie, e, successivamente, la contemporanea loro morte, tenendo conto che questa ultima contemporaneità, andrebbe vista compresa in un intervallo di tempo sufficientemente lungo, per dipendere dalle dimensioni di ciascuna stella e dal suo contenuto di deuterio.
In questo schema nessuna nascita di stelle sarebbe possibile dopo il Big bang, pertanto, per consentire di giungere a questo risultato, si renderebbe necessario ipotizzare il verificarsi di tanti piccoli Big bang quante sono le nascite di stelle che si sono succedute durante i 14 miliardi d’anni già trascorsi. Questo è quello che lascia prevedere il modello sopra esposto, ma occorre che giungano valide conferme dalle osservazioni astronomiche specie se rivolte a scoprire l’origine dei quasar.
Per quanto riguarda “la morte” di una stella va rilevato che non di morte si tratta ma della disseminazione nello spazio, a seguito di immani esplosioni, d’ammassi di atomi, che condurrebbero alla presenza di polvere cosmica e di una stella spenta, destinata, attraverso la sua completa distruzione, che avverrà nell’antimondo, a fornire la “materia prima” per l’inizio di un nuovo ciclo.
Essendo l’antimondo arricchito dalla presenza di numerosissimi piccoli frammenti di materia addensata che, in conseguenza della loro mole, rimangono necessariamente esclusi dalla partecipazione alla struttura atomica, e che, per questo motivo, godrebbero del privilegio dell’incorruttibilità, non è escluso che in occasione di piccoli big-bang questi frammenti di materia possano venire espulsi e contribuire alla formazione della materia oscura.