Narrativa2 - Pungitopo

Pungitopo
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NARRATIVA
Angelo Fiore
IL LAVORATORE
romanzo

Apparso nel 1967, tre anni dopo Il supplente, il secondo romanzo di Angelo Fiore si colloca nel mondo del lavoro, a cui rimanda esplicitamente il titolo, ma in forme surrettizie che inficiano ogni nesso con la produttività sociale e stravolgono finanche il contesto impiegatizio in cui si svolge per buona parte la trama.
Ancora una volta, infatti, il testo si rivela un teatro metafisico, un meccanismo scenico in cui si agitano inanemente ottusi burattini proiettando inquietanti ombre.
Rispetto al romanzo d'esordio, Il lavoratore sembra dispiegare un analogo procedimento basato su un graduale slittamento dal verosimile all'assurdo, in un crescendo tra il demenziale e l'onirico, che qui appare però più impetuoso e più prontamente predisposto a sbarazzarsi d'ogni convenzione narrativa. [... ] Nella sua veloce parabola [...] il romanzo si disintegra e perviene infine a un affastellamento di spunti apparentemente disorganici che esercitano sul lettore una maliosa suggestione.
Protagonista [...] è Paolo Megna, «impiegato straordinario» ed ex studente universitario che, insieme a una malsicura «appercezione di Dio», avverte dentro sé «una codardia buffonesca». Un personaggio, quindi, tra il sensitivo e l' istrionico, sospeso tra una fallace trepidazione religiosa e un sempre più tenace scettiscismo, che appartiene alla schiatta esangue e vile degli inadempienti. [...]
(dalla Prefazione di Marcello Benfante)

Angelo Fiore nasce a Palermo nel 1908 e vi muore nel 1986. Assai scarse, per non dire inesistenti, le notizie sulla sua vita. È noto, comunque, che come i suoi personaggi Fiore visse nell'inferno burocratico d'un impiego pubblico prima e poi della scuola, dove insegnava inglese; e si sussurra altresì che, rintanato per anni in qualche pensione, egli subisse le alterne tentazioni della vocazione monastica e di quella, altrettanto coerentemente pedinata e quasi programmata lucidamente, dell'alienazione e del definitivo cedimento alle inquietanti "voci" del suo inconscio. Ma nel suo peregrinare da un albergo a un ospizio egli recava con sé, unico viatico, una valigia gremita solo di libri. E scriveva: è del '63 il suo tardivo esordio, sponsorizzato da Luzi e Bilenchi, coi racconti di Un caso di coscienza, ai quali seguiranno i grandi romanzi pubblicati grazie all'appassionata mediazione di Geno Pampa-ioni: Il supplente (1964), 11 lavoratore (1967), L'incarico (1970) Domanda di prestito (1976) e L'erede del Beato (1981). Riceverà anche i premi Selezione Marzotto (1967), Savarese (1970) e Castellamare del Golfo (1981), che tuttavia non modificheranno per nulla il suo riservato e diffidente costume, asceticamente indossato fino alla silenziosa scomparsa, alle quattro del mattino del 15 novembre 1986.

formato 15 x 21 - pp. 192, € 16,00
Angelo Fiore
L'INCARICO
romanzo

«[...] Anche qui il protagonista è un impiegato, costretto in un destino apparentemente mediocre, ma la sua vita è percorsa e attraversata da presentimenti, allarmi, allusioni, minacce, meschine passioni e oscure ma radicali utopie. Da questi stilizzati residui realistici, violentati da un impietoso grottesco monocromo, il Fiore ricava il suo clima narrativo e stilistico assolutamente tipico. I fatti che accadono nelle sue pagine hanno un duro rilievo, una risonanza secca e rapida, sgraziata, quasi un acre presagio intimidatorio e terroristico, eppure senti in essi una confusa urgenza religiosa, quasi un appello a una superiore razionalita spirituale di cui peraltro ci sfugge di continuo il segreto. Il suo è un mondo formicolante di segni smozzicati, di messaggi inascoltati e senza destinatario, di avvertimenti rabbiosi e indecifrabili. In questo libro, L'incarico, la materia narrativa e ancora più compatta e al tempo stesso ancora più ambigua. L'incarico affidato al protagonista è un'imprecisata destinazione, quasi una nuova dimensione spirituale che non sarà mai rivelata ma che circola già tra le cose come un'inquietante presenza, con la nitidezza sfuggente dei sogni che ci sembra di vivere con tutti noi stessi e che aprendo gli occhi sono già dileguati dalla memoria. Non si pensi tuttavia che il Fiore sia scrittore allusivo o di atmosfere. La sua profonda, incalzante inquietudine metafisica si incrna in figurazioni icastiche, in un'inesorabile catena di apparizioni romanzesche. Il mondo dell'ufficio, gli incontri con it sacerdote, e soprattutto il bellissimo ritornante capitolo della convivenza con la famiglia dell'amico carcerato sono raccontati con superiore evidenza; e la lettura di questi mirabili spezzoni di sequenze narrative è misteriosamente avvincente. Angelo Fiore è un forte e singolare scrittore di cui ci auguriamo che il pubblico percepisca la potente fantasia dolorosa».
(Geno Pampaloni)

Angelo Fiore (biografia)

formato 15 x 21 - pp. 192, € 16,00
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Maria Costa
POESIE E PROSE SICILIANE

Riflettendo sulla cifra complessiva di questa straordinaria cantrice della lingua siciliana, vien fatto di pensare al teatro epico di Bertolt Brecht, ossia di una messa in scena che persegue la produzione di conoscenza presso i suoi fruitori attraverso la narrazione critica di fatti e situazioni, con caratteristiche tali da suscitare una trasformazione della realtà. Per Maria Costa tale obiettivo veniva perseguito nel senso del tentativo di ricucire attraverso la poesia universi esistenziali altrimenti irrelati e disgiunti, promuovendo un sentimento del tempo, una volontà consapevole di memoria e l’impegnativo esercizio di tornare a ri-sillabare identità possibili.
Sotto tale prospettiva, il mondo poetico di Maria Costa, l’universo perduto di cui aveva ritagliato per sé il ruolo di custode, al di là dell’effetto di straniamento che suscitava negli ascoltatori il dipanarsi di moduli recitativi assai lontani dal “qui e ora” che caratterizza la nostra – ahimè povera – modernità, continua a ricordarci che quel mondo ancora ci interpella, che il grumo poetico che ne veicolava la fruizione è frutto di nodi irrisolti nella storia delle classi subalterne italiane lungo l’intero arco del XX secolo. Che, insomma, di fronte a tale poesia dovremmo tutti prendere coscienza che “de re nostra agitur”. [...]

Maria Costa, nata da una famiglia di pescatori, vissuta e morta a Messina (15 dicembre 1926 - 7 settembre 2016), Maria Costa ha sviluppato assai presto una duplice attitudine di poetessa popolare e di portatrice attiva di uno sterminato patrimonio di memorie orali. Residente nel piccolo borgo tradizionale di Case Basse in località “Paradiso” a Messina, questa straordinaria custode del patrimonio fiabistico, mitologico e letterario messinese è divenuta negli anni punto di riferimento per linguisti, antropologi, studiosi di tradizioni marinare, dialettologi, storici della letteratura popolare; parte del patrimonio dialettologico e lessicale posseduto da Maria Costa è stato ad esempio utilizzato nella redazione di singoli lemmi del Vocabolario Siciliano fondato da Giorgio Piccitto e diretto da Giovanni Tropea [...]
Nel corso della sua lunga attività poetica ha pubblicato volumi di poesie, oltre a racconti e storie di vita attinti al patrimonio orale di cui conservava prodigiosa memoria, nei quali rivive lo spirito della cultura tradizionale messinese pre-terremoto nelle sue più genuine declinazioni lessicali, antropologiche, espressive. Le principali sue raccolte sono: Farfalle serali (1978), Mosaico (1980), ’A prova ’ill’ovu (Patti, 1989), Cavaddu ’i coppi (Patti, 1993), Scinnenti e muntanti (Messina, 2003), Ventu cavalèri (Messina, 2005), Mari e maretta (Messina, 2010), Àbbiru maistru (Patti 2013). Vero e proprio archivio vivente della memoria storica peloritana, Maria Costa è stata molto conosciuta e apprezzata anche fuori della Sicilia per le frequenti apparizioni in festival di poesia, spettacoli teatrali e manifestazioni culturali di varia natura, in cui aveva modo di esibire le sue straordinarie doti di affabulatrice e di interprete. Negli anni ha ricevuto, tra gli altri, i premi Vann’Antò, Lisicon, Bizzeffi, Tindari, Colapesce, Poesia da contatto, Montalbano, Maria Messina, infine il prestigioso Ignazio Buttitta. Su di lei, o con lei quale significativa voce poetica dello Stretto, sono stati realizzati numerosissimi documentari da parte di registi giapponesi, tedeschi, francesi, etc., e in Sicilia da Fabio Schifilliti (Come le onde) e da Antonello Irrera (Feedback Colapesce - Flusso Luminoso); sono inoltre stati pubblicati, a cura di Mario Sarica per conto dell’Associazione Culturale Kiklos, due album contenenti poesie direttamente da lei recitate (U me regnu è u puitari, 2008, e I ràdichi dâ me terra, 2012). Intellettuali e studiosi come Giuseppe Cavarra, Sergio Bonanzinga, Sergio Di Giacomo, Nino e Lucio Falcone, Giuseppe Rando, Giuseppe Ruggeri si sono occupati di questa poetessa dedicandole articoli, studi, iniziative editoriali.
Le città di Messina e di Reggio Calabria, il mondo accademico, numerose associazioni sparse in Sicilia hanno finora tributato ampi riconoscimenti al valore poetico e civile della figura, della vita e dell’intera produzione poetica e fabulatoria di Maria Costa.
Nel 2006, [...] è stata iscritta nel Registro delle Eredità Immateriali, quale “Tesoro Umano Vivente”, proprio per il fatto di essere l’unica detentrice, e custode, di un repertorio lessicale riconducibile al dialetto peloritano ottocentesco, del quale si è ormai smarrita la memoria. [...]
(dall’Introduzione di Sergio Todesco)

formato 15 x 21 - pp. 496, € 30,00

Leonardo Gatta
Z (come fosse)

E sperare finalmente che la noia non trattenga il languido battere sui tasti come su quelli del pianoforte, lasciando che la vista di Rue des Halles riempia l'attimo sospeso tra la M e N, le lacrime ritrovate, i pendii montani, la montagna sullo schermo, l'altitudine come attitudine, le finestre sull'inconscio, le esigenze dell'intelletto, i piaceri del corpo, le feste, gli idoli, le icone, le pubblicità, i motori a scoppio, i caffè, i supermercati, le valigie, le cravatte, i pantaloni rotti, le scarpe troppo strette, le suggestioni dell'io, gli incontri occasionali, i sacerdoti sociali, le esigenze nel mentirsi, il raccontarsi con fervida fantasia, i frammenti, i finali dei film, gli inizi di un libro che assorbe, le sensazioni dimenticate, le sensazioni che tornano, una canzone cara, un caro maestro, l'aderenza ai sogni, le contraddizioni tra pari, le vicinanze, le lontananze, la leggerezza con cui le forbici si trascinano sul foglio disegnando una Z perfetta, in una Parigi dell'anima finché il tempo non si pronunci, con la sua solita pacca sulla spalla di chi ti è amico ma non pretende di trattenerti, anzi talvolta vuole proprio lasciarti andare.

Leonardo Gatta nasce a Forlì nel 1991. Si è laureato in Lettere moderne, dunque in Italianistica, Culture Letterarie Europee e Scienze Linguistiche, presso l'ateneo di Bologna. I suoi principali interessi vertono su memoria, tempo, onirico e fantastico, generalmente nei rapporti tra testo e immagine. Ha scritto racconti per Oblique (8x8), Clean e Sulla Quarta Corda, recensioni per Excursus. Ha pubblicato precedentemente "Il personaggio in corsa: Pasolini e la poesia prima" (Pungitopo, 2014). Agisce a scuola come docente di materie umanistiche. Coltiva la musica attraverso Corner in Bloom.

formato 15 x 21 - pp. 120, € 11,00  




Antonella Ricciardo Calderaro
IL LIMBO DEL GELSO BIANCO
romanzo

Il limbo del gelso bianco, romanzo che si inserisce nel genere odeporico-memoriale, è il resoconto del ritorno `epico' di una donna che da Milano, città nella quale è stata catapultata da un fatto di sangue, torna alla sua terra, la Sicilia, scavalcando divieti e costrizioni e sfidando il pericolo che incombe su di lei dal giorno dell'evento. Ultima discendente di un'antica e prestigiosa famiglia, ripercorre i sentieri di una vita non vissuta, se non nella sua immaginazione, scandendo le tappe del viaggio con gesti ed azioni che hanno qualcosa di rituale e che le consentono di riconquistare «la concretezza delle cose, perché per troppo tempo è rimasta sospesa in un limbo asettico, che l'ha costretta in una dimensione surreale e anaffettiva». Fanno da cornice al percorso luoghi suggestivi che, pur riconoscibili nella morfologia variegata dei Nebrodi, sono percepiti in chiave mitica e innescano meccanismi di riscatto, che fanno sì che la donna, sgretolando progressivamente il muro di diffidenza che si è costruita dentro, riacquisti la propria integrità, e, soprattutto, la propria identità, permeata del fascino e delle contraddizioni della sua terra.

Antonella Ricciardo Calderaro, è nata a Sant'Angelo di Brolo, piccolo centro collinare dei Nebrodi, ed ha vissuto a Messina, dove si è laureata in Lettere classiche. Attualmente insegna presso il Liceo "Lucio Piccolo" di Capo d'Orlando, paese nel quale da molti anni ha scelto di vivere. Ha condotto la propria formazione letteraria sulla complessa musicalità della poesia di Lucio Piccolo e sulla scrittura palinsestica sostanziata di impegno civile di Vincenzo Consolo, senza abbandonare il solco tracciato dai grandi classici. Si intesta 'crociate personali' finalizzate alla valorizzazione del patrimonio paesaggistico, artistico e letterario siciliano ed al riscatto da fenomeni socialmente devianti.
La resilienza del fuco è la sua opera d'esordio (Premio letterario nazionale "La Capannina" 2015). Il limbo del gelso bianco ha ricevuto in Campidoglio il Premio "Piersanti Mattarella" 2017.
formato 12 x 17 - pp. 192, € 15,00  

Carmelo Rucci
METÀMARA
romanzo

Marito, genitore e ostinatamente figlio, Andrea è impacciato, e incapace di staccarsi dal ventre materno. Tormentato da sogni esagitati e confuse fantasie, veglierà la madre morente trovando ristoro nei richiami del passato. Una ridda di ricordi spesso sconsolatamente amari, talvolta dolci, ma anche divertenti. Ha ancora paura dell'uomo nero; fida però in un mondo tutto suo, generoso di amicizie, di un albero amico e di farfalle; di una in particolare che, dopo essere stata bruco, in un solo giorno muore, eppure ricompare.

Carmelo Rucci (Barcellona Pozzo di Gotto, 1955), appassionato di mare, sport e musica, è autore di libri ambientati nella sua Sicilia. Racconta della sua terra esperienze che si riversano già nei suoi precedenti lavori: Joy non parlava italiano (2015) e Non ci prendono più (2017), editi entrambi da Pungitopo.

formato 12 x 17 - pp. 126, € 13,00  

Gonzalo Alvarez Garcia
L'ARTE DELLA FINZIONE
romanzo

Fingere è dare a vedere il contrario di ciò che si ha in cuore. Non affermare il falso, ma nascondere il vero. Si finge per il piacere di trarre l’altro in inganno, ma anche per salvare la vita o le idee. Si può morire per un’idea. Nel Seicento gli Inquisitori erano i guardiani delle idee. Il libero pensatore che si discostava dal pensiero ufficiale, doveva scegliere tra il rinnegare o morire. O ricorrere alla finzione. […]
Il protagonista dell’Arte della Finzione, Domenico, pittore di Toledo, era cresciuto a Creta, nelle vicinanze di Cnosso, tra favole antiche e miti gloriosi. Prima di giungere a Toledo, aveva soggiornato a Venezia e a Roma, cibandosi di Arte, di libertà e di delizie.
La Toledo del Seicento era una città incantata e terribile. Vicino all’Alcazar c’era il palazzo del Grande Inquisitore, da dove venivano diramate per tutto l’Impero le severissime norme tridentine che regolavano persino il battito dei cuori.
Le guardie inquisitoriali passeggiavano giorno e notte per le strade del quartiere moresco di Zocodover, intimorendo le bancarelle dei venditori. Al loro apparire i mercanti ebrei si facevano il segno della croce e recitavano devotamente l’Ave Maria.
Domenico dovette giostrare con la temibile fede castigliana. Aveva il cuore pieno di amore, di forme spasmodiche, di colori sublimi e di idee pericolose. Per fugare i sospetti di eresia e difendere l’Arte si finse strabico. Per salvare l’amore riempì le chiese con i ritratti dell’amante Jerònima, vestita da Madonna, costringendo i toledani ad inginocchiarsi ai suoi piedi. […]    (dalla Prefazione dell’A.)

Gonzalo Alvarez Garcia, nato a Leon, Spagna, nel 1924, giovanissimo si trasferisce prima a Milano, poi a Roma, infine a Palermo, dove attualmente vive. Dal 1967 al 1982 ha organizzato e diretto il Museo Storico e il Centro di Documentazione dell’Alfa Romeo di Milano, pubblicando contestualmente diversi libri sull’automobilismo e la storia industriale. Conferenziere di fama internazionale, ha scritto saggi di critica letteraria e artistica. Professore presso la Facoltà di Scienze Politiche di Palermo, ha pubblicato numerose opere tra le quali: Isla del Recuendo (1957); Spagna 500 anni di dittatura, (1975); Quando ero un ragazzo (1978); Le zie di Leonardo (1985); Gattopardi e gentiluomini. Storia della Targa Florio(1987); Sicilia/Spagna, due culture a confronto (1997); Tra guerra e pace, (2005); Ho parlato male di Garibaldi (2011); Nidi di airone. Memorie di un prete franchista (2011); Dios a la vista (2013). Saggista e narratore di autentico spessore è a suo modo un pensatore autonomo e originale che ha saputo prendere posizioni decise e ferme nell’arco della sua lunga e feconda esistenza, posizioni ed esperienze che si concretizzano in una scrittura fluida e coinvolgente, di caldo humus mediterraneo. La consapevolezza drammatica del franchismo, la scelta prima dello stato religioso (fu prete a Palermo), poi la crisi e, quindi, il ritorno allo stato laicale, hanno impegnato non poco questo intellettuale che si continua ad interrogare e ad interrogare il mondo e gli uomini. Il suo punto di verifica resta il dubbio, che senza dogmatismi si dispiega nella ricerca, nel sogno, nel simbolo e nella volontà di conoscere, per dare senso e valore all’esistenza.

formato 12 x 17 - pp. 120, € 10,00
Cinzia Pierangelini
IN PRINCIPIO FU IL MARE

romanzo

La storia di due giovani: Mohammed, un tunisino che per capriccio intellettuale decide d’imbarcarsi su un gommone di disperati in cerca d’una presunta libertà e finisce a vivacchiare facendo il ‘vu cumprà’ in Sicilia; e Dodo, un diversamente abile abbandonato dai genitori e cresciuto all’ombra del nonno, fascista e violento che lo plagia. La vicenda, che finirà in un’inaspettata tragedia, offre lo spaccato di una ‘piccola’ società, purtroppo assai attuale, assoggettata alla televisione, al consumismo, al preconcetto e all’ignoranza. Accanto, con grazia o rude animalità, personaggi e storie che lasciano nel lettore tracce indelebili: le donne - quasi sospese in un’irreale atmosfera rarefatta -, o Karim, un anziano marocchino sognatore, o Pietro, idealista vile e incapace di tener fede ai propri principi. Sullo sfondo: corruzione e sfruttamento, l’ambiente ospedaliero con le sue bassezze e la sua comica tragicità, una Tunisia elevata a poetica visione e una Sicilia con le sue povertà, il suo mare e le sue umane generosità.

formato 15 x 21 - pp. 152, € 14,00
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Cinzia Pierangelini
VENTUNO RACCONTI

Le storie di Cinzia Pierangelini sono insolite non solo per il contenuto e lo stile, capace di spaziare in più ambiti, ma anche per l’affetto spesso ironico e divertente che l’autrice riserva ai suoi personaggi, anche nel contesto di narrazioni connotate da un certo mal di vivere. Può succedere, dunque, di finire per amare alcuni protagonisti quasi si fosse con loro condiviso un tratto di strada. Questi racconti – molti già vincitori di concorsi – rappresentano una parte del lavoro svolto nel decennio 2004-2014 e ci conducono alla scoperta delle piccole o grandi crepe che possono incrinare l’animo di ciascuno di noi. Capita così di sentirsi un giorno la sensuale Rosa affamata di sesso e un altro la sfigata controfigura del commissario Montalbano e di riuscire, una volta chiuso il libro, a sorridere maternamente di ognuna delle nostre umanissime debolezze.

Cinzia Pierangelini, docente di violino, vive a Messina. Incomincia a scrivere nel 2004 ed esordisce nel 2005 con la raccolta di racconti Dall’ultimo leggio, cui seguono i romanzi Eraclito e il muro (2006), ’A jatta (2008), Un’altra Julia (2009), Sangue garofano e cannella (2011), In principio fu il mare (2011) e i fantasy per ragazzi Draghia, con lo pseudonimo di Key Pendragon (2008), Il professor Scelestus (2009), Tatanka (2013). Suoi racconti, vincitori di premi e selezioni, sono stati pubblicati su importanti antologie e riviste letterarie. Nel 2011 vince il Premio “Gazzara” al Salone del Libro di Messina.

formato 15 x 21 - pp. 152, € 14,00
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Alexandre Dumas (padre)
MESSINA LA NOBILE
e Taormina
Introduzione e traduzione di Valeria Gianolio

In queste pagine siciliane Dumas descrive il suo rapido peregrinare in terra messinese, in un frammisto di aneddoti di costume, brani mitologici e fatti storici alternando piaceri suscitati dalla buona tavola, passione e slancio per le grazie femminili e spiccato interesse per le località visitate.

formato 15 x 21 - pp. 88, € 9,00
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Beniamino Joppolo
LA NUVOLA VERDE ED ALTRI RACCONTI

Introduzione di Natale Tedesco e Domenica Perrone.

Un particolare modo di proseguire sulla strada del nuovo soggettivismo dei primi decenni del secolo, del nuovo rapporto tra realtà e coscienza, in una serie di implicazioni e di complicità, del dentro col fuori e viceversa, in uno scambio continuo e originale tra tensioni conoscitive, motivazioni esistenziali e istanze societarie. I racconti inediti ci offrono una campionatura esemplare del particolare sperimentalismo di questo scrittore eterodosso e defilato, che non mancò per questo di disorientare più volte i critici contemporanei. La pagina tutta dipinta e visionaria ci consegna, attraverso una scrittura enfatizzata che ricorre all'oggetto, al colore per tradurre in figure, visualizzare la vita spirituale e i problemi dell'essere.
I clienti che non se ne andavano più, I due commensali, C’è sempre un piffero ossesso, I cerchi azzurri, La nuvola verde, La telefonata, Concetto di proprietà, Colui che non voleva mostrare il nonno, La sola idea, Carlo, La moria delle mucche, L’uomo Anacleto Caffi, L’impiegata, La vallata, Gli alberi di Alberto, Il lavoro delle cicogne.

formato 15,5 x 21 - pp. 152, € 10,50
Beniamino Joppolo
IL RITORNO DI LEONE
Introduzione di Giorgio Luti
romanzo

Romanzo breve che si configura come un ibrido insolito nella nostra letteratura: sullo sfondo del tema sociale dell’emigrazione, passioni e suspence si intrecciano a una tendenza mistica che vede al suo centro una sorta di religione della morte, come ultima notte di quiete.


formato 13,5 x 21 - pp. 108 , € 8,00
Benito Merlino
ARPA EOLIANA
romanzo

Primavera 1922, due viaggiatori provenienti da Montevideo, sbarcano a Lipari. Per Gaetano. accompagnato dalla donna che ama, è il ritorno tanto sperato nell'isola della sua infanzia felice. Per Irma, giovane attrice romantica promessa ad un brillante avvenire, è la scoperta entusiasta di un mondo insolito. Nell'isola, incontrano tutta una società pittoresca ripiegata su sé stessa [...] Eppure dovranno presto ricredersi perché ognuno a Lipari comincia a prendere coscienza d'una drammatica realtà: l'avvento del fascismo.

formato 15 x 21 - pp. 152, € 16,00
Riccardo Ascoli
IL MEDICO IMPERFETTO


[...] il testo che qui presento mi sembra, nel tentativo di definirlo, una miscellanea, oppure un brogliaccio, un giornale, un diario insomma. Vi compaiono gradevoli brani narrativi e riflessioni sgorgate dai fatti, ma anche dalle emozioni, dagli stati d’animo e dai frequenti ricordi che tracciano una riconoscibile linea biografica allineata, invece che cronologicamente, secondo i suggerimenti del momento, per associazione o per assimilazione. I corsivi che appaiono spesso costituiscono una specie di controcanto in cui l’io narrante si abbandona a riflessioni, a meditazioni e a nostalgie. Non manca una raccolta di bozzetti e di aneddoti che chiariscono la missione quotidiana del medico, fatta di studio, di impegno e di crisi; quadri di episodi vissuti anche direttamente, popolati di personaggi evocati con sapienza narrativa. Abbiamo così modo di conoscere la vita dei medici anche dietro le quinte, i reciproci
rapporti professionali e personali. [...] (dall'Introduzione di Turi Vasile)

Riccardo Ascoli nasce a Roma nel 1945 e lì si laurea in Medicina e Chirurgia. Poco dopo la metà degli anni Ottanta diviene Professore Associato di Urologia presso l’Università di Palermo. Nella prima parte dello stesso decennio coordina le Settimane Italiane della Fotografia di Città del Mare (Terrasini) per poi occuparsi, dal 1986, della Scuola Fotografica Siciliana di Paesaggio da lui fondata. È autore del libro fotografico Georgica (1992) e coautore dei volumi Le Stagioni della Terra (1986) e Sicilia, costumi e tradizioni (1998). Per la narrativa dà alle stampe Che piccola cosa lettore ti racconto(1999) e Belle le signore (2006). Pubblica il saggio Delle ombre l’incanto e della luce (2000). Ha composto, per il teatro,Le intimità allargate, La palla di vetro, Eco e Narciso, Il biliardino di latta e Il rosario dei seni.

formato 15 x 21 - pp. 128, € 15,00
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Michele Mancuso
LE COSTELLAZIONI INUTILI
romanzo

Gli echi di uno struggente esistenzialismo travalicano l'ambientazione isolana e provinciale del romanzo. Attraverso una scrittura di raffinata e misurata cifra stilistica novecentesca. gli esiti di un decadentismo che diviene attuale, riconducendo ad esiti da noi riconoscibili gli elementi di una malinconica dimensione umana senza tempo.

formato 15 x 21 - pp. 152, € 12,00
Michele Mancuso
SCAMPOLO DI FESTA

novelle

Sono qui pubblicate le novelle apparse nel 1936 per l'Edizione di Vita Nostra, con i tipi della Tipografia Littorio di Patti. L'edizione comprendeva una parte finale, La vita di Marcantonio, qui esclusa perché, quale anticipazione di un romanzo allora inedito, poi ripreso e completato da Mancuso poco prima della morte, è ora pubblicato in questa stessa collana col titolo Le costellazioni inutili.
L'ambientazione isolana e provinciale, più marcata in queste novelle, assume una dimensione propria del decadentismo, in cui certamente si possono inscrivere queste pagine, belle per la loro raffinata e misurata cifra stilistica novecentesca, e per quella malinconica dimensione umana senza tempo che le ispira.

formato 15 x 21 - pp. 92, € 10,00
Marianna Fascetto
PASSI SULLA NEVE
racconto

Un uomo, seduto sull’uscio della propria esistenza, si lascia trasportare dalla vita, ma senza rassegnazione. In questo lungo e lento tragitto, si dipanano storie e vicende che dilaniano l’animo e diventano nutrimento dei giorni stessi. Nel graduale proseguire della sua esistenza, si lascia orientare dal fulcro luminoso dei ricordi della sua infanzia. E se la fanciullezza è l’essenza che cattura per sempre, il luogo dell’infanzia diviene il motivo rigeneratore della vita stessa, scrigno della memoria, alimento dell’anima e talora persino sicuro rifugio dal tormento del tempo, sebbene, talvolta ostile, struggimento e pena, ma fedele compagno di quel lungo e incognito viaggio che è la vita stessa. Le storie narrate, tratte da spunti reali, attraversano il forte e sotterraneo fermento sociale del Risorgimento siciliano, che emerse prepotente, feroce e incontenibile nei centri più remoti dell’Isola.

Marianna Fascetto è nata e vive a Capizzi. Appassionata ricercatrice di storia e tradizioni popolari, ha raccolto, trascritto e pubblicato alcune documentazioni sulla cultura della sua città. Ha pubblicato: Canti di Capizzi (1988), una corposa raccolta di poesie popolari in ottave; pubblica l’Almanacco popolare di Capizzi (1998), proverbi, modi di dire, medicina popolare, antiche preghiere in vernacolo, piatti tipici; Guida storico-turistica del Comune di Capizzi (1998), un itinerario virtuale nella storia della cittadina; Dafni (2004), raccolta in lingua di favole fiabe cunti siciliani; Boanerghes, “Il figlio del Tuono” (2005), guida storico-turistica sulla celebrazione del culto di San Giacomo Apostolo Maggiore nell’Aurea Città di Capizzi, Aroma di caffè (2010). Nel 2008 ha curato la ristampa del volume Memorie topografiche della Città di Capizzi, scritte dal barone Niccolò Larcan e Lanza nel 1798.

formato 15 x 21 - pp. 112, € 11,00
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Marianna Fascetto
AROMA DI CAFFE'

racconti

C'è, nell'universo del tempo, una foresta sempreverde e rigogliosa che, agitata dal vento, si tormenta, dove ogni albero é una donna e, anche se il vento scuote quegli alberi ad uno ad uno, non li abbatte, perché hanno radici profonde. I loro rami sono il grembo della vita e le foglie, vibrando, raccontano tante piccole grandi storie di donne, guerriere del tempo o arrese alla loro condizione, di donne che hanno fatto di sé un esempio, pur non cambiando i pensieri del mondo. Donne eroine o segnate da una v ita che non fu mai loro: vittime o testimoni dei loro giorni, consapevoli o incoscienti del proprio destino, hanno tracciato un disegno misterioso, affascinante o spietato.
Alla fine Eva ritornerà ad essere quella carezzevole madre che ogni uomo cerca affannosamente per tutta la vita, quel grande seno fragrante al quale poter chiedere consolazione. Questo il concetto inconscio di donna che, presente in ognuno, non muterà mai.


formato 15 x 21 - pp. 104, € 12,00
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Andrea Genovese
MEZZALUNA CON FALCONE E MARTELLO

romanzo

Vorremmo poter dire anche noi che "la guerra tra l'Italia del Nord e l'Italia del Sud non si farà", se Andrea Genovese non ce l'avesse già raccontata, con una lucidità che stupisce il lettore di questo romanzo.
Il romanzo viene proposto alle analisi storico-politiche, alla prefigurazione del disfacimento dell'unità risorgimentale, in un paese avviato ad un tragico confronto conflittuale. Perché di una vera guerra fratricida si tratta, con eserciti contrapposti, con brigate di partigiani nordisti e sudisti che si affrontano sulla provvisoria frontiera del Parco Nazionale d'Abruzzo, il conteso polmone ecologico dello sbrindellato stivale. Cronista della guerra, un intellettuale alquanto disorganico, che si aggira tra le macerie, visita come un sonnambulo le "comuni" pugliesi, osserva abulico i corpi dondolanti dei politici impiccati dai rivoltosi palermitani.
Colpisce e sorprende la scrittura ricca, densa, pastosa. Per chi ne conosce la poesia, i lavori teatrali in francese, e soprattutto la trilogia romanzesca pubblicata di recente, solo l'Italietta letteraria europapista può ancora ignorare che Genovese è uno dei grandi scrittori italiani del nostro tempo.

formato 15 x 21 - pp. 128, € 15,00
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